il soldato di spalle, un trolley
c’è qualcosa, in quel trolley, che rende l’immagine differente dalle centinaia che ci sono state proposte negli ultimi dieci giorni. ed è la totale assenza di speranza.
anche qui
come se la pace fosse appannaggio dei grandi centri, come se lo fosse la pubblica dimostrazione. ma chi può permettersi il lusso di non temere la guerra?
scarsità
la guerra ha molte forme. una delle quali è, a quanto pare, la scarsità. di benzina, come di di tutto il buono che il mondo ha da offrire.
la cancel culture ai tempi della guerra
far sentire isolata la russia ha senso. far sentire isolati i russi, no. isolare la cultura russa aprirebbe una ferita che impiegherebbe decenni a rimarginare.
first things — calcio, sempre
il guardian mica sta mettendo in highlight il live del liverpool. come l’nyt non propone in header il risultato tra cavliers e hornets.
il nemico, già
se qualcosa il buon gino strada ci ha insegnato, è che la pace non è mai “contro” qualcuno, ma soltanto contro la guerra.
putin huilo golden ale
dovessimo venire invasi io mi sposto al birrificio lambrate a organizzare la resistenza. altro che fucili. almeno si beve come si deve.
hibakujumoku (被爆樹木)
la nostra tremenda invenzione riesce sicuramente ad annientare ogni nostra traccia, ma non è in grado di rimuovere realmente la vita
amor patrio
che lezione di coraggio e di vero amore per la propria terra che sta impartendo questa nazione al mondo intero.
i semi in tasca
in tempo di pace bisognerebbe essere ágota kristóf per concepire un dialogo come questo. ma siamo in guerra. e lo spartito si scrive da solo.
oggi è il giorno
i popoli non vogliono la guerra. non la vogliono i giovani ucraini, non la vogliono i giovani russi. nessun giovane può volere la guerra. perché la guerra è morte. la gioventù è vita.
il giorno in cui il virus scompare dalle prime pagine dei quotidiani
onestamente, forse, era meglio dover parlare di covid.
col sorriso cercando un sorriso
un po’ mi era mancato quel conflitto interiore, quella competizione con le proprie fragilità che si supera soltanto con la fiducia in sé stessi
e io?
la pandemia invece ci ha abituati a credere che anche l’immaginabile, perfino ciò che reputavamo relegato solamente alla fiction da blockbuster, sia effettivamente possibile.
tutta in piano
bello tutto. ma mi manca prendere la bici e raggiungere un posto con quel pochissimo sforzo che la bicicletta ti concede in piano.
spurghi
pulire merda è il gesto più umile della storia dell’uomo e io per quell’umiltà questa mattina li ho ammirati e forse anche un po’ invidiati.
quattro giorni
morire di troppo lavoro (in giappone hanno anche una parola: 過労死 karōshi) appartiene ad un immaginario che nulla ha di eroico alle regole attuali. e il belgio è più che mai lontano.
ammalorato
sembra il titolo di un romanzo della murgia, un modo di dire sardo per il raffreddore cronico. invece è un termine legato all’edilizia. un cuore può essere ammalorato?
luna così
prima di questa montagna credevo che i lampioni illuminassero le strade, ma solo perché non avevo mai visto questa luna.
nei panni degli altri
riuscissimo a metterci nei panni degli altri, non avremmo nemmeno bisogno dei referendum. basterebbe il buon cuore.