e io?
mentre ero al ristorante stasera un mio amico decide di mandarmi un messaggio dei suoi. “è iniziata la guerra o sbaglio?” stava seguendo in diretta l’estenuante conferenza stampa di putin e questa è stata la forma esasperata che ha scelto per comunicare il suo timore dell’imminente invasione dell’ucraina. è proprio un suo modo, esorcizza ciò che pare ineludibile spiattellandolo nella sua forma peggiore. valeva per le ultime elezioni americane (“four more years”), come per i campionati di calcio la scorsa estate (“complimenti al belgio per il suo primo meritatissimo europeo”).
stasera però non si parlava né di stati uniti- che un po’ chissenefotte- né di calcio. quando mi è arrivato il messaggio l’ho distrattamente letto sull’orologio proprio mentre il cameriere aveva appena preso le ordinazioni degli altri e aspettava soltanto me; devo avere cambiato colore perché c’è stato un momento di silenzio ed io, di impulso, ho detto ad alta voce “è scoppiata la guerra”, che anche il cameriere mi fa “ora?” e io, senza riflettere sul fatto che quello è proprio un modo del mio amico di esprimersi, ho confermato con aria grave “ora”, dopodiché comunque, visto che al cameriere un’eventuale invasione del donbass non è sembrata una ragione bastante per non compiere fino in fondo il suo dovere, ha continuato a guardarmi e io ho ordinato la mia carbonara.
ma i punti qui sono due: che mi sono trovato a pensare alla guerra come una cosa che mi riguardasse da vicino (non avrei tenuto sospesa l’attenzione della tavolata e del cameriere se, ad esempio, la malesia avesse invaso la thailandia) e che il mio primo pensiero nel leggere il messaggio, sia stato: “e io?”
perché è esattamente quello che ho pensato: “e io?” che non fraintendetemi, non è un “e io ora dovrei andare al fronte a difendere i territori del patto atlantico”, ma una domanda di natura pratica che mi sono posto di impulso nell’immaginare come un’invasione dell’ucraina possa influire sulla mia esistenza.
che ormai, si può dire, non stupirebbe più di tanto. cioè, tre anni fa la stessa notizia sarebbe stata accolta con stupore: “ma che dici?! stai scherzando spero”. la pandemia invece ci ha abituati a credere che anche l’immaginabile, perfino ciò che reputavamo relegato solamente alla fiction da blockbuster, sia effettivamente possibile. e dunque la notizia di una guerra ai confini dell’europa possa venire presa con un semplice “ora?”, seguita dall’ordine di un piatto di carbonara. ma soprattutto che possa venire direttamente interpretata come una notizia che influisca direttamente sulle nostre tranquille vite occidentali, come ha fatto la pandemia soltanto due anni fa, sconquassando ogni certezza.
morale della favola. e io? e io un cazzo. e io mangio la mia carbonara e tra poco ricomincio la conversazione da dove l’avevo lasciata, perché comunque anna non la vedevo da tanto e chissà quando la rivedrò, quindi ok tanto anche se scoppia la guerra alla fine non è che posso farci molto e prima di andare a letto leggo bene le notizie e poi al massimo se ci sarà da preoccuparmi mi preoccuperò.
e comunque eugenio mortacci tua che cazzo di messaggi scrivi.
che poi la guerra sta per scoppiare veramente eh, ma mi hai sconquassato il primo.
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