first things — calcio, sempre
certo che siamo tutti stanchi. quello che sta succedendo in ucraina, proprio nel momento in cui finalmente si intravedeva uno spiraglio di luce in fondo al tunnel di due anni di pandemia, ci ha abbattuti tutti. e ci mancherebbe. purtroppo qui si fatica davvero a vederne la fine.
e mi spiace tornare ancora una volta sul tema giornalismo, che preso come categoria può risultare insultante per quei pochi che il mestiere li fanno bene come anche per quelli, specialmente in questi giorni di guerra, che rischiano la pelle per informarci dal fronte. tuttavia, mannaggia a loro, ci sono cose che ciclicamente riescono davvero a mandarmi in bestia. come questa:
ma miseria di un cane, è mai possibile che si debba raggiungere questo grado di volgarità, per scavalcare il primo conflitto bellico interno ai confini europei dal quarantacinque, con il risultato live di fiorentina-juventus (lastampa addirittura l’ha fatta diventare prima notizia, neanche una box di occhiello - però oh, con tutto quello che hanno speso per vlahovic, il giornale è il loro)?
che, ripeto, so già che si contesterà che il lettore è stanco e che ha bisogno anche del suo svago. e siamo d’accordo. ma per quello c’è la gazzetta, o sbaglio? intendo dire: non è proprio una settimana come tutte le altre, mi pare che possiamo tutti convenirne. e se anche per una volta, una sola volta (lo dico da tifoso accanito), avessimo relegato le notizie calcistiche a una priorità subalterna alla guerra, non ci avremmo fatto tutti più bella figura?
il guardian mica sta mettendo in highlight il risultato dal vivo del liverpool. come il new york times non sente l’urgenza di proporre come prima notizia il risultato tra cavliers e hornets.
lo dico anche per quei giornalisti che in questo momento si trovano sotto i bombardamenti a kyiv proprio per conto di queste testate: ma che sensibilità dimostrate così? sarò matto io, ma fossi un corrispondente mi verrebbe voglia di darmi all’ippica e di farmi spostare alle sezioni sportive. e vaffanculo la guerra.
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