nei panni degli altri
vado a memoria, eh. ma se non ricordo male servono cinquantamila firme per proporre un referendum alla corte costituzionale. la campagna per l’eutanasia della scorsa estate ne ha raccolte più di settecentocinquantamila. è mai possibile che una tale partecipazione sia stata ignorata e che la consulta abbia bocciato la richiesta di omicidio del consenziente con la stessa nonchalance degli anni ‘80?
è tragico per la nostra democrazia, giunti al 2022, a fronte di tutte le grandi conquiste delle società occidentali in ambito tecnologico, scientifico, culturale, che venga ignorato con tanta facilità il desiderio popolare di muovere un passo doveroso verso la libertà individuale all’autodeterminazione.
come mi vergono oggi del mio paese, che si dimostra ancora una volta così cinico e spietato verso coloro che soffrono, così povero di quell’empatia per il quale invece è celebre in tutto il mondo — non siamo forse la nazione con la più alta percentuale di volontari? — così bigotto difronte all’evidenza del dolore umano.
parafrasando l’anarchico kropotkin: “se riuscissimo a metterci nei panni degli altri, tanto da sentire gli altri come se fossimo noi, non avremmo più bisogno di regole, leggi. agiremmo per il sentire comune e non faremmo mai qualcosa contro qualcun altro che sentiremmo come fosse noi” — riuscissimo a metterci nei panni degli altri, aggiungo io, non avremmo nemmeno bisogno dei referendum. basterebbe il buon senso. e il buon cuore.
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