hibakujumoku (被爆樹木)
la nostra tremenda invenzione riesce sicuramente ad annientare ogni nostra traccia, ma non è in grado di rimuovere realmente la vita
amor patrio
che lezione di coraggio e di vero amore per la propria terra che sta impartendo questa nazione al mondo intero.
i semi in tasca
in tempo di pace bisognerebbe essere ágota kristóf per concepire un dialogo come questo. ma siamo in guerra. e lo spartito si scrive da solo.
oggi è il giorno
i popoli non vogliono la guerra. non la vogliono i giovani ucraini, non la vogliono i giovani russi. nessun giovane può volere la guerra. perché la guerra è morte. la gioventù è vita.
il giorno in cui il virus scompare dalle prime pagine dei quotidiani
onestamente, forse, era meglio dover parlare di covid.
col sorriso cercando un sorriso
un po’ mi era mancato quel conflitto interiore, quella competizione con le proprie fragilità che si supera soltanto con la fiducia in sé stessi
e io?
la pandemia invece ci ha abituati a credere che anche l’immaginabile, perfino ciò che reputavamo relegato solamente alla fiction da blockbuster, sia effettivamente possibile.
tutta in piano
bello tutto. ma mi manca prendere la bici e raggiungere un posto con quel pochissimo sforzo che la bicicletta ti concede in piano.
spurghi
pulire merda è il gesto più umile della storia dell’uomo e io per quell’umiltà questa mattina li ho ammirati e forse anche un po’ invidiati.
quattro giorni
morire di troppo lavoro (in giappone hanno anche una parola: 過労死 karōshi) appartiene ad un immaginario che nulla ha di eroico alle regole attuali. e il belgio è più che mai lontano.
ammalorato
sembra il titolo di un romanzo della murgia, un modo di dire sardo per il raffreddore cronico. invece è un termine legato all’edilizia. un cuore può essere ammalorato?
luna così
prima di questa montagna credevo che i lampioni illuminassero le strade, ma solo perché non avevo mai visto questa luna.
nei panni degli altri
riuscissimo a metterci nei panni degli altri, non avremmo nemmeno bisogno dei referendum. basterebbe il buon cuore.
la guerre est démodée
come se il termine “guerra” appartenesse a una lingua straniera, come il nome di un frutto che qui, in europa, non cresce, come un animale estinto che qui non esiste più.
le due volte di long john
wimbledon 2010, la partita più lunga di sempre; ieri, il tie-break record. perché sempre isner e che cosa ci insegna la sua determinazione.
debbotto, senza senso
vi mancava davvero così tanto la cosiddetta normalità? era una vita così irresistibile?
roba da fichette
andateci, al bar quaggiù, a dirgli che il cambiamento climatico è roba da fichette.
taqiyya, mimesi e il tempo perduto
ho il sentore che sia roba da accademici e non da teologi del giovedì a pranzo. chissà se su curiosità del genere avrò mai più il tempo e la possibilità di interessarmi
succession, tra bardo e dogma
un prodotto a tratti ostico, che mescola alto e basso, unendo un tocco di ironia che rende il tutto ancora più grottesco e osceno.
the platform awards
quanto ci vorrà, ad occhio, prima che netflix lanci un festival interno?