roba da fichette

undici febbraio, sono comparse le primule e la novellina qui, a mille metri, dove a pranzo si mangia fuori in maglietta. e mi fan ridere quelli che pontificano che il cambiamento climatico è roba da intellettuali e pippe mentali dal snob. vai qui in paese da noi, duemila abitanti, e siediti al bar ad ascoltare cosa dicono i boscaioli, gli allevatori.

oggi abbiamo annaffiato il prato, le rose, i germogli di tulipano, gli alberi. perché non piove da dicembre e la neve ancora qui non si è vista. tutto sembra confuso intorno a noi, soprattutto le bestie, che non so se per suggestione mia, ma ho l’impressione che siano particolarmente sgraziate. mosche rintronate che vanno a sbattere pigramente contro i vetri e rovinano a terra, versi di uccelli come non ne ho mai sentiti, goffi e ripetitivi, imploranti quasi.

siamo qui ormai da molto, forse tre mesi, fatta eccezione per brevi e sporadici intervalli, e ancora non ho avuto la sensazione che fosse inverno. anche per il semplice fatto che ancora non ho mai messo la giacca pesante pesante, quella da montagna, appunto, imbottita, a doppio strato. mi sono sempre limitato, nei momenti della sera in particolare, i più freddi, a indossare il piumino mai del tutto abbottonato. roba che va bene anche per l’estate, quassù.

andateci, al bar quaggiù, a dirgli che il cambiamento climatico è roba da fichette. ma fatelo dal finestrino, con la macchina in corsa. e una pezza sulla targa.

parole: 244

Indietro
Indietro

debbotto, senza senso

Avanti
Avanti

taqiyya, mimesi e il tempo perduto