basta pubblicare per protestare contro i mondiali? basta, per aver dato un proprio contributo a una determinata causa, senza far seguire alle parole l’azione?

sono, gli autori di queste sciocchezze, tristi figuri al secondo divorzio, con figli concepiti al di fuori del matrimonio, che ostentano crocifissi e baci al rosario, facendo leva sulla credulità dei credenti.

pochi sono ancora gli specchietti spaccati, le portiere rigate, i tergicristalli spezzati, le ruote piegate, i fanalini frantumati che ho avuto il piacere di incontrare.

ci sono quelli che ti appioppano il figlio, ammantati di un allure di progressismo, e ci sono quelli che vorrebbero appioppartelo, ma poi te lo fanno vedere da lontano. forse, giustamente.

in un paese in cui il 60% degli abitanti legge meno di un libro all’anno, la nuova campagna di bennett “hungry for culture” è una manna dal cielo. 

un film di composizione globale, buzzati, lawrence osborne, baricco, coetzee, johnny depp. è già una magia, ma tutto è finalizzato a rispondere alla domanda: “i barbari, allora, siamo noi?”

con banksy in ucraina, la street art assume un nuovo significato, riprendendosi gli spazi che le sono stati sottratti, con grazia e ironia: due armi più potenti di qualsiasi bomba nucleare.

se c’è una cosa che ho capito in questi anni, è che per i disturbi dell’ansia la prima medicina utile è la condivisione. e dopo questa breve presentazione, attendo il vostro contributo!

fanno il saluto romano ma un saluto romano non lo era, mostrano busti del duce ma erano opere d’arte, fanno il presente ma era un semplice appello. ci saremmo aspettati qualcosina di più, ecco.

una serie che opera una cruciale autoanalisi sul genere, riportando il fattore umano nell’intrigo internazionale: da casablanca a slow horses, senza la necessità di complicare a la le carré.

sta tramontando l’era dei social? per il solo fatto di vedere l’ipotesi nero su bianco, mi pare che ciò che oggi sembra impensabile, davvero abbia delle chance di realizzarsi.

quello di john lewis è il nuovo tassello di un mosaico di impegno da parte dei brand, non più fenomeno di nicchia riservato a pochi riottosi born-good, ma sempre più evento di massa.

se dio vuole la differenza tra destra e sinistra trascenderà sempre le formazioni di governo, i cambi di casacca, la modifica dei loghi, la sostituzione di un nome con un altro.

rumore è un podcast sulla vicenda di federico aldrovandi, una storiaccia che sottintende verità rivelatrici e nasconde storie di insperata virtù, gettando luce su uno dei simboli contemporanei della lotta per i diritti umani nel nostro paese.

brewdog si espone con intelligenza contro i mondiali in quatar, devolvendo gli interi profitti della loro lager per i diritti umani. un nuovo esempio di brand activism riuscitissimo. 

avevo questa idea di conservare la copia di un quotidiano del giorno della nascita di mio figlio. ora, riguardando quel giornale, mi viene il dubbio che forse è meglio che non lo veda.

un sentimento completamente nuovo, che non posso descrivere o identificare, che non ha nome o volto, come ogni cosa che avverrà da qui in avanti nelle nostre vite.

a due settimane dall'insediamento, ancora nessuna notizia dal ministero dell’ambiente. in compenso, fin troppe notizie - inutili - da tutti gli altri. come si suol dire —

lo snellimento del superfluo per mano delle automobili stesse, che se vogliamo si tradiscono con la loro scia, come fanno i fuggiaschi nei film.

martedì notte, a genova, un uomo ha ucciso una persona con arco e freccia. ordinaria follia? io ci vedo la spaccatura tra il paese che siamo e quello che a volte spero che sia.