accoglieremmo?

a dispetto degli annacquamenti e delle osmosi del caso - nonché di qualche venefica credenza indotta dalla propaganda qualunquista - la differenza tra destra e sinistra continua ad esserci eccome ed emerge, legislatura dopo legislatura, quando il dibattito si sposta - e lo fa puntualmente - sulla cronaca degli sbarchi. qui allora, quantunque sugli altri temi la compenetrazione si faccia via via serrata, resuscita quella linea di demarcazione polverosa che da un lato alza un muro difronte al più sfortunato, dall’altro non tollera la sofferenza altrui e, immancabilmente, accoglie. se dio vuole la differenza tra destra e sinistra trascenderà sempre le formazioni di governo, i cambi di casacca, la modifica dei loghi, la sostituzione di un nome con un altro. a chi dice che sinistra e destra sono uguali, ricordiamo che chi accoglie, ancora, è di sinistra; chi non accoglie, di destra. chi non si è mai voluto sbilanciare tra destra e sinistra, professandosi di centro, ricordiamolo: il cosiddetto centro ha respinto quando conveniva respingere, ha accolto quando conviene accogliere.

poi neanche più la pace è appannaggio della sinistra, come non lo sono i diritti dei lavoratori, come non lo sono le politiche economiche. l’umanità, tuttavia, è ancora di sinistra. l’empatia, ancora è di sinistra. la generosità, ancora è di sinistra. la solidarietà, ancora è di sinistra. perdiamoci anche questo e avremo perso tutto. quando ci sentiamo mancare la terra sotto i piedi domandiamoci: “accoglieremmo?” e se la risposta è sì, la sinistra, da qualche parte, ancora vive.

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