il ragno e il ragazzo

è, quella di federico aldrovandi, una storia particolarmente impressa nei miei coetanei che, come lui, intorno al 2005 avevano diciotto anni. impressa in loro, in noi, ma anche nei nostri genitori, i quali - come in casi altrettanto celebri come quello di stefano e di carlo - hanno allora avuto modo di immedesimarsi nel dolore infinito dei genitori di un ragazzo scomparso in circostanze tanto cruente, circondate peraltro da cinica retorica e sfacciata speculazione. 

ai miei coetanei e ai nostri genitori interesserà dunque l’ascolto di rumore, un podcast dedicato proprio alla vicenda aldrovandi, i cui autori nella seconda puntata si concedono una digressione dalla vicenda prettamente giudiziaria e afferente alla notte dell’omicidio di federico, per soffermarsi invece sull’”aldro” ragazzo, con i suoi sogni di ragazzo, le sue paure di ragazzo, le sue fragilità di ragazzo. 

colpisce in particolare - e dritto al cuore - il racconto del padre lino, che ricorda un episodio in cui un federico sedicenne (dunque due anni prima di venire ammazzato) lo implorò di risparmiare la vita a un ragno che il genitore stava per annientare. “papà che cosa stai facendo” gli domandò il ragazzo, e lino: “sto ammazzando il ragno,” ma federico allora lo gelò chiedendogli “cosa ti ha fatto quel ragno? lascialo vivere.”

è un piccolo aneddoto rivelatore del fattaccio di via ippodromo, a ferrara, dove la pietà che federico ha dimostrato per una creatura indifesa si scontra con la ferocia ingiustificata delle bestie in divisa che hanno spaccato due manganelli sul corpo inerme di un ragazzo steso in terra. si scontra, la bontà d’animo del giovane, con la volgarità, con l’empietà dell’allora ministro giovanardi (ma è uno fra i tanti), che osò in parlamento riferirsi a lui - senza alcun fondamento - come a un eroinomane.
è una storiaccia davvero, quella di federico aldrovandi, che merita di venire riascoltata in questo podcast ben fatto, ricco di testimonianze inedite da parte dei diretti interessati, dalle ricostruzioni attente e di grande umanità, per celebrare non solo la morte, ma anche la vita di uno dei simboli contemporanei della lotta per i diritti umani nel nostro paese.
è una storiaccia che merita di venire ricordata anche per i suoi momenti di luce, così indispensabili nel momento buio che stiamo attraversando, come ad esempio per la coraggiosa testimonianza di anne marie tsegueu, immigrata camerunese con un permesso di soggiorno da rinnovare e un figlio piccolo a carico, che da unica alzò la voce quando a ferrara si alzò il muro dell’omertà in faccia alla famiglia di federico; lei che più di ogni altro aveva tutto da perdere ad esporsi contro le autorità locali, ma che non esitò a mettersi in prima fila per gettare luce su quanto accadde il 25 settembre 2005. 

è una storiaccia, quella di aldro, e come ogni storiaccia sottintende verità rivelatrici e nasconde storie di insperata virtù, nonostante la tragicità del fatto, illuminando per un attimo gli angoli più remoti e oscuri del nostro vivere quotidiano. 

parole: 493

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