anti-sponsor

per sponsorizzare un evento come i mondiali di calcio occorrono qualche milioncino di euro di investimento per un brand. presentarsi come “anti-sponsor”, invece, è gratis e ugualmente premiante; specialmente se l’evento in questione è il mondiale del quatar, spesso definito “mondiale della vergogna” oppure, come lo chiama brewdog stessa: “world f*cup” (alla lettera: “cagata mondiale”).

la birra artigianale più venduta del regno unito si espone dunque con determinazione grazie alla nuova campagna firmata dai geniacci di small, in cui annunciano che tutti i proventi dalla vendita della loro “lost lager” andranno in beneficenza ad enti che lottano per i diritti umani. un’operazione di brand activism con un tono di voce inconfondibile, coerente e distintivo. “first russia, then quatar. can’t wait for north korea.” rivendicano gli amici scozzesi, essendo stati tra i primi nel loro settore a interrompere le vendite a tempo indeterminato sul suolo della federazione e decisi a fare altrettanto in futuro. è di operazioni come queste che ha bisogno il nostro presente: coraggiose, intransigenti, arroganti e soprattutto incondizionatamente generose. dalla rivoluzione di patagonia in avanti, il mese scorso, aspettiamoci altre grandi sorprese dal mondo dei brand, sempre più impegnati, sempre più al di sopra del profitto. e speriamo che non si tratti di un trend di passaggio.

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