the old man

pur non potendomi dire un esperto del genere, voglio azzardarmi a suggerire che una spy story con un carico tale di elemento umano non si fosse mai vista, perlomeno non in tempi recenti. soltanto durante quest’anno è la seconda serie di genere che mi arrischio a vedere (la prima è la brillante “slow horses” con gary oldman, prodotta da appletv) e certo si tratta di uno degli esperimenti più riusciti di rilancio della categoria, soffrendo questa di una certa polverosità da blockbuster vintage. “the old man”, per quanto distante anni luce nei contenuti, richiama un ibrido simile a “casablanca”, conteso tra l’avventura romantica e l’intrigo internazionale, in cui l’attenzione costantemente viene dirottata dalla trama all’intreccio e viceversa. il soggetto è da un lato eccessivamente complesso - ma mi viene da pensare che si tratti ormai di un fattore trasversale al filone, à la le carré per intenderci (ancora cerco di raccapezzarmi su “tinker taylor soldier spy”, e sono passati undici anni) - mentre la caratterizzazione dei personaggi e gli intrecci sono sorprendentemente chiari e semplici da seguire, quasi a fare da contraltare ai manierismi da “terzo uomo”. l’amato jeff bridges certo non si può dire che deluda in quest’ultima produzione fx per disneyplus, obbligando eventualmente a rivedere l’idea che si aveva di questo interprete guascone e spesso stralunato (basti pensare al suo personaggio più celebre), a dir poco sorprendente nei panni di una macchina-per-uccidere made in servizi segreti, a tratti gelida e spietata, a tratti affettuosa e umanissima. lo stesso si può ben dire del buon john lithgow, spalla onnipresente dei grandi prodotti hollywoodiani degli ultimi tre decenni, che qui tuttavia trova l’occasione per un riscatto da co-protagonista in un’opera ben più strutturata di, chessò, cliffhanger o i love shopping, per citarne un paio.

dunque un prodotto elaborato, ma senza risultare celebrale, e in grado di far emergere gli aspetti più sensibili dei suoi personaggi, dagli amanti attempati al rapporto padre-figlia, passando per storie di amicizie epocali poi trasformate in rivalità. il tutto senza deludere sul fronte dell’azione, continua e sorretta da un’impianto ben oliato di tensione progressiva, che raggiunge il proprio apice di pari passo con la crisi di ogni relazione umana. si intraprendessero percorsi simili di autoanalisi internamente ad ogni genere, sarebbe ogni anno notting hill. bravi tutti.

parole: 380

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