smettere

non fosse l’atlantic si potrebbe pensare al clickbait - niente di più distante dalla realtà: il longform di ian bogost e intitolato “the age of social media is ending” è accurato e per nulla azzardato nella sua analisi. come ogni pezzo di buon giornalismo fa, anche quello di bogost prende spunto dal valore della parola, disegnando una parabola la cui discesa trova il proprio inizio nella rottura tra il termine “social network” e quello di “social media”. si tratta infatti di un discrimine non di poco conto, indicando il networking la prima fase delle piattaforme, il cui scopo era niente più che quello di rimanere in contatto con persone che già si conosceva; l’impianto media per contro indica il passaggio al palinsesto individuale, in cui ognuno ha potuto esigere l’attenzione altrui sui propri contenuti digitali. rimandandovi alla lettura dell’articolo - e potendo difficilmente aggiungere l’inedito a quanto già detto - sottolineo soltanto quella che ho trovato una similitudine illuminante, utilizzata da bogost per spiegare il possibile declino dei social, laddove questa oggi ci possa sembrare a dir poco improbabile. ricorda infatti l’autore quanto fino a una manciata di anni fa le sigarette occupassero un posto di primario rilievo nella cultura americana; preannunciarne il declino soltanto negli anni sessanta avrebbe suscitato una certa ilarità - lo stesso si può dire, ad esempio, per l’uso (l’abuso) di alcol in svezia - eppure, tramite una metamorfosi cui hanno contribuito parimenti scienza e stato (“regulatory intervention, public-relations campaigning, social shaming, and aesthetic shifts”), è stato possibile sradicare quello che a tutti gli effetti era un “brutto vizio”, dannoso e volgare, della popolazione americana, arrivando ad una vera e propria demonizzazione culturale per la quale, oggi, il fumo è semplicemente mal visto. allo stesso modo, si chiede bogost, perché non immaginare di guardare presto ai social come ad un altro “brutto vizio”, altrettanto dannoso, altrettanto volgare, da relegare alle pagine di storia di un periodo sorpassato, dal quale ci siamo evoluti e al quale difficilmente volgeremo lo sguardo con nostalgia?

e improvvisamente - almeno questo è l’effetto che ha fatto a me - per il solo fatto di vedere l’ipotesi nero su bianco, mi pare che effettivamente ciò che oggi sembra impensabile, davvero abbia delle chance di realizzarsi. dio lo volesse. dio. lo. volesse.

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