con arco e freccia

da un po’ di tempo a questa parte mi scontro regolarmente con l’inciviltà dei miei condomini. sembra che dopo le undici, ma anche spesso dopo mezzanotte, non interessi più a nessuno mantenere un atteggiamento rispettoso del riposo altrui. portone sbattuto, bottiglie gettate nel bidone del vetro, sbraiti e canti smodati, musica ad alto volume, tutto il repertorio. da che mi ero già coricato, mi vedo dunque costretto a vestire i panni del vegliardo, alzarmi, rivestirmi, uscire in cortile e ululare come un lupo tutta la mia indignazione alla luna (dal momento che ancora non mi è riuscito di cogliere in castagna i maleducati) fino ad ottenere il giusto silenzio. questo ormai una o anche due volte a settimana, ormai.

una gran seccatura, certo, e a parole ogni mattina prometto una vendetta ben più cruda contro gli incivili: giuro rappresaglie violente, ripicche, faide sonore sul sorgere dell’alba, cose così, come si fa. a parole. ciò che ovviamente non mi sogno di fare tuttavia, è andare dal falegname in fondo alla via e ordinare dei pioli di faggio, ordinare dal leroy merlin una piallatrice e, nel weekend, fabbricarmi arco e frecce per trafiggere poi mortalmente i miei condomini indisciplinati. è l’anno del signore duemila e ventidue infondo e l’italia rientra (ancora) tra i paesi membri del g8 e (ancora) tra quelli membri dell’unione europea.

non la vede al mio stesso modo invece tal evaristo scalco, artigiano sessantatreenne genovese che martedì notte ha ucciso nel quartiere maddalena javier alfredo romero miranda, reo di essersi intrattenuto con un conoscente in un vicolo ad un volume di voce troppo alto. scalco a quel punto si sarebbe affacciato dalla sua finestra e avrebbe scoccato una freccia all’indirizzo dell’uomo, colpendolo al fegato, procurandogli la ferita che poche ore dopo si sarebbe rivelata fatale.

è una di quelle storie che possiamo facilmente relegare all’ordinaria follia di bukowskiana memoria e che tuttavia trovo sempre esemplificative di un paese, l’italia, in cui ancora vige un gap enorme (e, parrebbe talvolta, incolmabile) tra quella che è la realtà e quello che è ancora il percepito di pochi privilegiati tra i quali ho la fortuna di rientrare; che vogliono immaginare il proprio paese come un luogo sì attaccato alle tradizioni, ma con uno sguardo ostinatamente rivolto verso il futuro, una nazione che va orgogliosa della propria autenticità, ma che al contempo rientra a pieno titolo tra le civiltà più progredite al mondo. un paese che sì ha eletto un governo dichiaratamente fascista, ma che lo ha fatto come per errore, per distrazione, senza realmente volerlo.

e invece poi ci sono gli scalco a riportarmi coi piedi per terra, a ricordarmi che l’italia è anche quel paese in cui un uomo (nella sesta città per popolazione e, per di più, nel ricco nord) ha ucciso un povero cristo con arco e freccia, nel cuore della notte, poiché troppo rumoroso.

non dovrei fare di tutta un’erba un fascio? può darsi. venga soltanto messo agli atti che oggi, il neo eletto ministro dei beni culturali sangiuliano ha detto: “mai più musei gratis, si deprezza il valore delle opere.” e questo è un ministro. non vedete il nesso con scalco? peccato, io sì.

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raymond & ray