del quatar niente importa
dei mondiali mi ha sempre infastidito quel mettere da parte le rivalità di campionato, per unirsi sotto la stessa maglia: giocatori che durante l’anno si sfidano a suon di calcioni - fisici e verbali - dentro e fuori il campo, improvvisamente compagni di gioco per la causa nazionale. per me hanno sempre prevalso i colori della maglia cittadina sull’azzurro di europei e mondiali. un problema che, è evidente, non si pone in questi tempi, visto che noi i mondiali del quatar non li giochiamo. ma la mia domanda è questa: quanto può mai essere difficile rinunciare a seguire le partite di una competizione che la tua squadra nemmeno gioca?
abbiamo raggiunto la convinzione che basti pubblicare un post o una stories per protestare contro un evento come i mondiali, per aver così dato un proprio contributo a una determinata causa, senza necessariamente far seguire alle parole l’azione. una discrasia grave che porta in molti ad aderire ad un certo trend, senza poi contribuire attivamente, ad esempio, al boicottaggio - o comunque all’azione che attivamente danneggerà l’entità contestata.
di mezzo ai molti complici di questa ipocrisia troviamo anche testate nazionali, come il fatto quotidiano, che nelle settimane scorse aveva annunciato che non avrebbe coperto l’evento calcistico, ma una volta giunto all’atto pratico ha cercato ogni escamotage possibile per pubblicare contenuti sui mondiali.
ma è triste notare come lo stesso avvenga per molti dei miei contatti, indignati a parole per la grave violazione dei diritti umani in quatar, senza però poi rinunciare non soltanto a seguire i mondiali, ma a pubblicare anche contenuti inerenti al torneo, come se niente fosse. e come scrisse safran foer: “se niente importa —“
parole: 277