vuoi tenerlo?

“vuoi tenerlo?” è una delle tipiche domande che capita di sentirsi rivolgere da numerosi neo genitori. ci sono loro e poi ci sono i genitori che nemmeno si sognano di chiedertelo. fino a poco prima di diventare padre mi domandavo a quale delle due categorie sarei appartenuto, se a quelli che ti appioppano il figlio con nonchalance senza che tu manco ti fossi sognato di chiederglielo, oppure quelli, più cauti, che in cuor loro vorrebbero mostrarsi più disponibili, ma che invece il figlio se lo tengono ben stretto al petto.

i primi, che si reputano progressisti, ostentano con quell’apparente disinteresse per l’incolumità della prole un atteggiamento di superiorità rispetto all’alto compito che la genitorialità comporta, tanto che, mentre ti cedono l’infante, si voltano altrove a svolgere mansioni terze, come se quell’alleggerimento permettesse loro finalmente (uff!) di dedicarsi a ciò cui non hanno avuto tempo di dedicarsi fino ad allora. questa prima categoria, mi è sempre parso, si bea di una buona dose di autocompiacimento, sapendo che, alle loro spalle, si dirà: “che bravi che sono, hai visto come ci hanno messo in braccio il bambino?” elogiandone disinvoltura e distacco. oltretutto, avendo a che fare col genitore progressista, si abbandonerà quella prima visita al neonato con una fotografia di sé stessi in una proiezione da genitore, immagine che servirà principalmente - se non esclusivamente - a titillare l’ormone della compagna.

ovviamente fino a poco tempo fa ho sognato di appartenere alla cerchia dei genitori progressisti, di potermi beare della stessa nonchalance, della stessa allure da genitore del ventunesimo secolo, indipendente e distaccato. infatti poi nelle ultime due settimane sono cascato nella trappola, passando il bimbo - o imponendoglielo de facto, perché poi, onestamente, chi risponderebbe “no grazie”? -  agli amici, incapace tuttavia di esibire quella sicurezza che il genitore-progressista richiederebbe, aggiungendo mille raccomandazioni e tradendomi con l’errore più fatale che si possa commettere: ribadire ogni tre secondi quanto mio figlio sia meraviglioso.

dunque finalmente ho ripensato a quei più rari genitori che il figlio non te lo offrono, per così dire, mostrandotelo invece a debita distanza e non per una qualche carenza di fiducia, ma soltanto perché il neonato, nelle prime settimane in particolare, è proprio giusto che resti in braccio alla mamma e non venga sbatacchiato tra sconosciuti ed esposto a un trionfo di nuovi odori e di voci che altro risultato non sortiscono che frastornarlo è stancarlo.

insomma, a costo di dover rinunciare al titolo di padre progressista, ho capito che - come sempre - anche in questo caso ci vuole buon senso ed equilibrio: il bimbo è delicato e va tenuto tranquillo. parenti e amici rimarranno anche male nel non poter esibire fotografie ad alta carica estrogena, ma dovranno pazientare; nel frattempo abbiamo anche un bellissimo cane col quale saremo felici di fotografarli se vorranno accompagnarlo a fare i bisogni.

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