sui muri di borodyanka
l’ha imbroccata il signor banksy, che questa settimana ha lasciato cinque opere sui muri ucraini, una delle quali sulle macerie di borodyanka, che mostra un bimbo scaraventare a terra con una mossa di judo il suo ben più piazzato avversario (il quale, pur non vedendone il volto, sappiamo essere putin, data la sua risaputa passione per l’arte marziale). non può stupire la comprovata capacità del misterioso artista di cogliere nel segno la contemporaneità, ciò nonostante questa volta su tutte mi ha colpito la puntualità dell’opera, così amara, così scabra, così affilata. non fosse altro che proprio per il supporto su cui appare: una maceria — trattandosi di un murale, il mattone è la tela principale di banksy, eppure mai prima di oggi mi era capitato di ritrovare in un murale tanta verità, laddove in guerra non c’è effettivamente museo che possa ospitare un’opera, ma è compito dell’arte farsi accessibile là dove tutti possano goderne: nelle strade. è così, mi sembra, che la street art assume un nuovo significato, oggi in ucraina, facendo di necessità virtù e riprendendosi gli spazi che le sono stati sottratti, con grazia e ironia. che è come assesta i suoi fendenti l’arte più acuta, l’arte che resisterà al passare del tempo e ad ogni bomba, qualsiasi sia la sua portata.
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