thriller sinner
hanno giocato un tennis leale, continuo, disteso, quasi mai una smorzata, rarissimamente un serve-and-volley, colpi lunghi e centrali, tutti pesanti, tutti sofferti.
il 37% della cameriera
il paese spesso è migliore di come noi stessi lo dipingiamo e gode di miglior salute rispetto a come lo raffigurano le stesse sue televisioni?
libere associazioni (a delinquere)
verrebbe da chiedersi cosa c’entrasse il lockdown con l’omicidio di cucchi in primis, ma anche la questione della salute mentale legata agli effetti del lockdown
la pace col culo degli altri
si fa in fretta a dirsi antifascisti quando i fascisti sono quattro picchiatori romani; ma quando poi arriva il fascista vero, si vedono anche i veri antifascisti.
ora che niente è cambiato
quando, esattamente, avete avuto la sensazione che il timore qui, a casa nostra, sia stato realmente tangibile dal ventiquattro febbraio a questa parte?
il cuore balordo di barabba
fai la guerra e scegli barabba, chiudi il tuo cuore alla possibilità di amare: il libero arbitrio comincia con barabba, ladro, assassino, stupratore, uomo.
il delta del po
la centrale termoelettrica è una lapide sul paesaggio depresso e talvolta un simile scempio non può che camuffarsi financo in un modo quasi grazioso
russofobia: he will not divide us
chanel limita la vendita dei propri prodotti ai russi all'estero - un'esasperazione inutile e dannosa. se a meno di un mese e mezzo dall’inizio della guerra siamo già a questo punto, cosa ci attende?
lo stretto di bering, un’opportunità
solo i mostri non meritano l’amore. e i mostri possono anche scannarsi sullo stretto di bering, per quanto mi riguarda. o avete bisogno del pubblico?
la polvere della storia
ora sul monte stella, nella gioia della stagione, c’è un albero tutto triste che non se la sente proprio di sorridere.
manco più l’anpi
perché ci sfrancichiamo i coglioni sul fascismo, vedendo fascisti ovunque, se poi una volta che un fascista vero ce lo abbiamo davanti, non siamo in grado di riconoscerlo?
novanta percento
come se di un corpo si carbonizzasse tutto, tranne un piede. questa, oggi, è mariupol.
non potevamo sapere
ci ricorderemo il nome di buča, nell’oblast’ di kyiv per le immagini che oggi ci sono state restituite da questo piccolo centro, liberato dall’invasore russo.
il grande cortocircuito
edy ongaro e mia nonna, vittime - a cavallo di barricate opposte - del cortocircuito ideologico per il quale putin è comunista e israele una nazione oppressa
le molotov e noi
a prescindere che succeda o meno (non succede), vorremo mica cominciare ad attrezzarci con rudimenti di guerriglia urbana? perché se la salvezza della patria dipende da gente come me, allora siamo fritti.
la guerra è tutta un cinema
la realtà che supera la finzione. una sofferenza che non conosce budget e i cui protagonisti camminano su un tappeto rosso come il sangue: il proprio.
dove non arriva il marketing
quando questa guerra voluta da putin e da lui presentata come una guerra identitaria, viene giocata sul terreno dell’identità, è lì che il dente duole ed è lì che può far male.
basta ribellarsi, no?
dal direttore di linkiesta christian rocca, un consiglio per il popolo russo: ribellatevi, no? quando anche la rivoluzione diventa una passeggiata, se siedi comodamente in una democrazia parlamentare.
don’t look east
si è parlato oggi più di uno schiaffo che di una bomba. l’unico punto degno di nota della questione will smith: la sua irrilevanza.
suggestione mediatica per finti eroi di guerra
io adesso faccio autoironia, ma noi tutti col cazzo che sapremmo come comportarci in guerra. anche quei fenomeni che si sparano addosso palline di plastica come coglioni ogni domenica. soprattutto loro.