suggestione mediatica per finti eroi di guerra

ieri notte ho sognato che tutto precipitava in un momento. noi per fortuna eravamo qui in montagna e insieme cominciavamo a spaccare le piastrelle in soggiorno e a scavare nella terra (sì, c’era la terra direttamente sotto le piastrelle) per ricavarci un nascondiglio. e di lì in avanti, il sogno era un pastiche di scene dalle centinaia di film che ho visto, dai centinaia di libri che ho letto, su persone che sopravvivevano alla guerra. il risveglio poi non è stato brusco, anzi; a dispetto degli orrori visitati in sonno, mi sono sentito estremamente sereno e sicuro delle mie capacità — beninteso: capacità che avevo nel sogno e che nella vita invece non posseggo nella maniera più assoluta. 

e ho pensato questa cosa: che forse, il vero motivo per il quale fatico a captare un reale timore di ciò che nel peggiore dei casi potrebbe attenderci, è l’assuefazione mediatica ai contenuti della guerra — che ci fanno credere di conoscere e ci fanno credere di sapere, ma soltanto per suggestione e accumulo, distaccando il nostro percepito dalla tragedia reale, dall’olocausto reale che la guerra comporta. motivo per il quale posso immaginarmi benissimo costruire un nascondiglio, sapere esattamente cosa tenerci per sopravvivere, perfino come gestire la questione escrementi, ma - nella realtà - se mi si scarica il computer in mezzo a una riunione il cuore mi esplode in petto e credo di morire. detto molto chiaramente: io adesso faccio autoironia, ma noi tutti col cazzo che sapremmo come comportarci in un contesto bellico. anche quei fenomeni che si vestono da soldati e si sparano addosso palline di plastica come coglioni ogni domenica. soprattutto loro. non sarà un film di tarantino a salvarti, né le ore trascorse a giocare alla playstation, né tantomeno i libri sulla shoah — quelli ci sarebbero serviti per sventarla la guerra, ma fallita questa parte, col libro ci si fa pochino. morale della fiaba, nel sogno sopravvivevo, salvavo la mia famiglia, facevo fuori centinaia di nemici e, alla fine, mi davano pure una medaglia. nella realtà invece — ecco, mi si sta scaricando il telefono. 

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era meglio quando vi facevate le pippe