il cuore balordo di barabba

sceglie barabba, ciclicamente, il popolo. è questa forse una delle metafore più azzeccate reperibili nelle scritture, raccontando come, spalle al muro, non saremmo in grado di distinguere un santo da un furfante, l’innocenza dalla colpa, prestando ascolto soltanto al brontolio della nostra pancia e a null’altro. in un decorso tutt’altro che regolare, veniamo colti da una particolare cecità - una balordaggine del cuore, più che della vista - che ci spinge a prediligere le tenebre sulla luce, barabba su cristo. 

dovremmo riconoscere questo come vero peccato originale, piuttosto che addossare le colpe alla cupidigia di eva - rea soltanto di buon appetito - e cominciare a guardarci allo specchio per ciò che realmente siamo: orbi dell’anima, guerci del prossimo.

fai la guerra e scegli barabba, chiudi il tuo cuore alla possibilità di amare, quando ti è concessa una precisa scelta: il libero arbitrio comincia con barabba, ladro, assassino, stupratore, uomo. abbracci barabba, accetti la solitudine, rinunci al mondo, al prossimo tuo, ai te stesso sconosciuti sparsi sulla terra. scegli barabba, mortifichi la bellezza, la tua e quella che ti circonda. 

puntare il dito non serve. scegliamo tutti barabba, più spesso di quanto non vorremmo ammettere: è nella nostra natura, ciclicamente fare la scelta sbagliata. 


parole: 204

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