il delta del po
son luoghi, questi, di una malinconia pervasiva, specialmente in giornate brulle come queste, con l’acqua verde increspata e il vento grigio che soffia sulle piume di uccelli esili e affaticati. ricordano, i paesaggi del delta, scene di vecchie pellicole, del primo colore, in cui la grana sommava dolore alla tristezza e i volti dei pochi pescatori raccontavano tutta la solitudine del mondo.
ci avviciniamo circospetti alla foce, mentre il vento infuria contro la prua del battello e anche i gabbiani più abili faticano a mantenere la rotta.
la centrale termoelettrica è una lapide sul paesaggio depresso e talvolta un simile scempio non può che camuffarsi financo in un modo quasi grazioso; poi, ecco, per un istante la ciminiera viene investita di un taglio di luce pallido e il fumo si staglia il tempo di un battito di ciglia contro l’ombra di nuvole distanti: è il fiume che reclama la libertà, è la corrente che corre incontro al mare.
ogni giorno un pezzo di arenile nasce, ogni giorno un pezzo di palude muore.
così, da millenni, il delta cambia, sfamando gli aironi e le altre bestie.
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