le molotov e noi

sono pacifista. appartengo a quella generazione che era alle medie quando gli stati uniti invadevano l’afghanistan e quindi la maggior parte dei ricordi più belli della mia infanzia sono legati alle manifestazioni con in spalla la bandiera arcobaleno. certo che sono pacifista. ma è anche vero che, in caso di necessità, vorrei saper difendere la mia casa. ricordo il misto di orrore e di ignorante scherno con il quale a cavallo tra gennaio e febbraio assistevamo alla popolazione ucraina frequentare corsi di addestramento per la guerriglia urbana - donne e ragazzini ritratti con fucili di legno, pancia a terra nella neve. “non succederà mai,” pensavo. la volta precedente che avevo avuto questo pensiero era a cavallo tra gennaio e febbraio (anca mo’) del 2020. 

e dunque la mia domanda: a prescindere che succeda o meno (non succede), vorremo mica cominciare ad attrezzarci con rudimenti di guerriglia urbana? perché sarò badola io, ma metti caso che succede (non succede), allora se la salvezza della patria dipende da gente come me, siamo del gatto. il che non vuol dire che vorrei trovarmi sabato mattina in parco sempione a fare dimostrazioni pratiche di tiro al piattello, ma ecco, un mini tutorial su come assemblare una molotov? 

ho quindi fatto una ricerca su internet (immaginando che sul sito del ministero degli interni non ci siano materiali scaricabili) e ho trovato una vecchia conoscenza che non incontravo dagli anni del liceo (mi sentivo un gran riottoso in quel periodo): piccolo manuale della guerriglia urbana, di carlos minghella, compagno brasiliano assassinato dal regime dei gorillas nel 1969. friendly, old school.

poi sul sito della polizia penitenziaria (sembra uno scherzo, non lo è), mi imbatto in un documento che molto probabilmente non dovrei scaricare ma che scarico comunque: “la nuova guerriglia urbana anarchica”, firmato da un greco al momento in galera e dalla “cospirazione delle cellule di fuoco”, una roba che apprendo essere l’embrione dei moderni black bloc o una loro costola, e che ti mette brividi solo a guardarla, figurati a leggerla. 

ad ogni modo, bisogna saper leggere tutto, mi convinco - come quella volta che provai a leggere il delirante “2083: a european declaration of independence” di anders breivik: la più grossa perdita di tempo della mia vita, scritto malaccio, peraltro - e penso che gli darò una possibilità stasera. 

speriamo sia quantomeno avvincente. 

rendendomi conto che si tratta di uno tra i contributi più imbecilli che abbia ma scritto, sono felice di inaugurare la mia nuova newsletter su substack

un saluto ai compagni greci in isolamento. ✊🏼

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