chi canta l’oggi?
ho l’impressione che a dispetto di un periodo, il secolo scorso, in cui ogni avvenimento storico è stato cantato, il presente sia sprovvisto di interpreti.
libero è il panico
i lettori di libero, che nulla sanno, arrivano a questo appuntamento completamente sguarniti degli strumenti per distinguere la realtà dall’enfasi di un vecchio rincoglionito
un barese in giappone
bisogna immaginare di essere un barese in giappone, avere il cieco terrore di qualcosa e doverlo affrontare in completa solitudine, lontano da casa e da chi ci capisce.
la serie del great quit
appletv sgancia severance, qualitativamente tre spanne sopra la media e unica sin qui ad interrogarsi sul mondo del lavoro. ed era ora.
la biblioteca nella discarica di çankaya
serhat baytemur, operatore ecologico trentaduenne, racconta: “avevo sempre desiderato possedere dei libri. ora abbiamo una biblioteca qui nella discarica.”
una volta alla stramilano non davano le medaglie?
ogni elemento, dall’iscrizione in poi, è parte di un processo felice il cui unico obiettivo è quello di rinvigorire un senso di comunità tra concittadini.
tra la pelle e la camicia
dice questa cosa cartier-bresson, che per ritrarre una persona, bisogna provare a posizionare la macchina fotografica tra la sua pelle e la camicia.
cinque scimmie e una bara
non lo fanno per dio. non lo fanno per se stessi. non lo fanno per ragione alcuna, se non l’odio. odiano da così tanto tempo che non si ricordano più perché odiano.
in guerra è così
no, in guerra non “è così”. non è lecito scroccare sigarette a dei passanti e sparare loro nella schiena. in guerra non tutto è lecito, altrimenti non esisterebbe un tribunale deputato ai “crimini di guerra”.
non si può più dire niente
e allora sorge spontanea la domanda: c’è effettivamente qualcosa, qualsiasi cosa, che davvero non si possa dire?
la pace di paglia e 25.000 libri
soltanto un’istruzione di paglia può generare una pace di paglia. non si può più nascondere la cattiva fede dietro il pluralismo d’opinione.
il pirla e i pennuti
sparate come questa denotano soltanto quanto al poveretto non rimanga più nulla da dire, quanto debba spararla grossa per farsi notare nell’indifferenza generale
mal di mondo
mi ronza il mondo nella testa. mi fa l’eco il mondo nello stomaco. mi brucia il mondo negli occhi. mi scricchiola il mondo nelle ossa, stasera.
passaggio di consegne
sai di invecchiare quando gli astri nascenti non hanno più la tua età; sai di essere invecchiato quando assisti ai passaggi di consegna. (commento ai quarti di finale di madrid tra alcaraz e nadal)
arte, risse e 1.500 amanti
una volta di troppo, attenzioni gratuite e sciocche dedicate a uno dei protagonisti indiscussi del declino culturale del nostro paese dagli anni ’90 ad oggi.
l’oltrecortina digitale
camuffare codici in concerti, eventi, prodotti perfino, per bucare lo scudo informativo eretto da putin. perché il marketing non sta escogitando il modo per informare i russi sulla guerra in ucraina?
se questo è il prezzo
ancora una volta tanta sinistra italiana insegna che è assai intonata e ha fiato quando si tratta di cantare, ma di avere poco orecchio per le parole
niente da perdere
che putin sia più pericoloso ora che non ha nulla da perdere, non significa che dobbiamo accomodarne i capricci. altrimenti tutto è perduto.
non con l’ira
“i detenuti reggevano cartelli con immaginari slogan anti regime.” potete vietare i nostri cartelli, ma non potete cancellare le nostre idee.
hanno finito la pandemia
da oggi si conclude, in sordina, un periodo lungo due anni sul calendario, qualche decina nei libri di storia. ah e non ne siamo usciti migliori.