se questo è il prezzo
per chissà quale collegamento mentale e frutto di un momento di assenza, son ritornato sulle parole di contessa, la canzone manifesto di pietrangeli del sessantasei.
voi gente per bene che pace cercate,
la pace per fare quello che voi volete,
ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra,
vogliamo vedervi finir sotto terra.
fino a pochi anni fa, quando la sinistra italiana usava ancora andare in manifestazione, ricordo che contessa rappresentava imperterrita un vero e proprio must. perfino durante i movimenti pacifisti dei primi anni duemila, per protestare contro i conflitti in afghanistan e iraq. cantavamo tutti e cantavamo forte, fino a quando non si arrivava a quel verso così violento inneggiante la guerra; la guerra sociale rappresentata dalla lotta di classe, è chiaro, ma pur sempre una guerra della quale, in quel contesto e con le bandiere arcobaleno sulle spalle, ci vergognavamo.
era già quello un primo cortocircuito per la “gente per bene”, le anime belle di una sinistra resa orfana dal crollo del muro e scopertasi improvvisamente fragile e vulnerabile, una volta privata della promessa del sol dell’avvenire. solamente da quel modo sommesso di scendere di due ottave nel pronunciare la parola “guerra”, si sarebbe potuto intuire il disastro culturale e valoriale raggiunto oggi e culminato in figure come quella di santoro e di vauro (davvero non ci voleva un mago).
dimentichi che la pace, in italia, s’è fatta con le armi, dimentichi dei partigiani e dei mitra, dimentichi di oltretorrente e dei fratelli cervi, abbiamo preferito rinnegare piazzale loreto piuttosto che andarne fieri come un momento - finalmente - di autodeterminazione, nonché un monito per i fascisti di domani (cioè di oggi) che tanto avrebbero bisogno di una rinfrescatina di tanto in tanto.
ancora una volta tanta sinistra italiana insegna che è assai intonata e ha fiato quando si tratta di cantare, ma di avere poco orecchio per le parole (infondo questo è il paese in cui salvini sostiene che de andrè sia il suo cantautore preferito).
ma le parole, diceva qualcuno, sono importanti; ad ascoltare una canzone troppo spesso, poi si sa, finisce per diluirsi in un motivetto o poco più.
ma voi ex-compagni che prendete parte a kermesse come “pace proibita”, si può sapere che pace cercate? certo, la pace per fare quello che volete. ma sappiate che se questo è il prezzo, allora sarà necessaria la guerra. perché voi le parole non le avrete ascoltate, ma io si: nessuno più al mondo dev’essere sfruttato. nessuno. a qualsiasi costo.
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