nella città in fiamme
la più evocativa promessa d’amore mai scritta l’ha firmata massimo ranieri nel 1970.
se bruciasse la città
da te, da te, da te io correrei
anche il fuoco vincerei per rivedere te
questa immagine, neronica quasi, mi è scoppiata in faccia durante il primo lockdown, verso fine marzo, quando la città era preda di fiamme immaginarie che imprigionavano tra le loro braccia tutta la popolazione, intrappolandola nella foresta silenziosa dei palazzi.
per un attimo ho visto distintamente questo giovane sfidare lingue di fuoco e sfrecciare a perdifiato per le strade del centro alla ricerca della sua amata, le gote annerite, gli abiti strappati, gli occhi bruciati dal calore.
era una scena che avevo già visto, ma non ricordavo più dove.
it's dark now. but they feel each others' breath. and they know all they need to know. they kiss. and they feel each others' tears on their cheeks. and if there had been anybody left to see them, then they would look like normal lovers, caressing each others' faces, bodies close together, eyes closed, oblivious to the world around them. because that is how life goes on. like that.
una pandemia si è abbattuta sull’umanità, annientando uno ad uno i sensi delle persone; in questo terrificante scenario una donna (eva green) e un uomo (ewan mcgregor) si conosco e si innamorano, scoprendo l’altro man mano che le loro percezioni svaniscono.
il film è il monumentale perfect sense di david mackenzie (2011). una pellicola che è pura bravura, autoriale innanzitutto, ma anche registica e interpretativa. bravura profetica di chi ha fatto bene i compiti a casa e ha scritto un film perfetto in ogni suo aspetto.
la scena finale, che certo non rivelo, esprime la stessa disperazione cantata da ranieri, la medesima perfidia incendiaria, lo stesso fato avverso che si impone tra due anime e che le vuole confinate in solitudini distanti.
c’è dunque un filo — neanche tanto sottile — che collega il primo lockdown di marzo, se bruciasse la città di massimo ranieri e perfect sense di david mackenzie, intessuti inesorabilmente dalla stessa miseria umana dipinta da saramago in cecità.
rivediamole, al buio, queste due solitudini, incontrarsi, riconoscersi, al centro di una strada qualsiasi, intorno le macerie, il disastro, i loro volti illuminati dalle fiamme della città, sfiorarsi, isolarsi, fondersi, e brillare, il futuro da ricostruire, senza sapere niente, senza volere niente, se non il loro amore. e non essere soli, mai più.
parole: 402