tumblr, mola mia
aggiornando alcune app dallo store, mi sono imbattuto nel nuovo claim di tumbr: “cultura, arte, caos”. aldilà del fatto che io è anni che sostengo che ci sarà un ritorno in massa su questa piattaforma per sfuggire alla braccata dei brand (e i numeri mi danno ragione), mi sono soffermato sulla scelta di quel termine, “caos”, così unico nel suo impiego.
se osserviamo i trend più recenti di instagram, questi seguono schemi anarchici, sul filone del cosiddetto dropping, ovvero una casuale infilata di immagini senza nesso, per rifuggire il rigore imposto dalla piattaforma, ma soprattutto i pattern visivi coordinati tanto prediletti dai brand. la recente tendenza spinge quindi verso una maggiore genuinità e spontaneità della pubblicazione, come della resa estetica, per evitare quell’effetto “try hard” in odio alla genz. un trend questo, perfettamente in linea con quello che è sempre stato lo stile di tumblr, anarchico, randomico, irregolare, libero. se c’è una piattaforma antitetica rispetto al gram, a quella griglia severa, a quel feed governato da un algoritmo che sempre ha favorito la sponsorizzazione dei marchi, quella è proprio tumbr, fedele invece proprio allo spirito dei primi blog degli anni novanta, quando il world wide web era ancora il far west.
per questo quel termine, “caos”, risulta tanto insolito quanto azzeccato per definire il posizionamento dell’ultimo spirito libero tra i social; una dieta di libertà che ha il sapore di un film di david lynch dopo anni trascorsi davanti a netflix. una notte al casinò dopo l’ultima sessione di esami al politecnico. la prima boccata d’ossigeno dopo un periodo di reclusione. quella roba lì. caos. suggerisco un nuovo slogan per tumblr. in bergamasco.
tumblr, mola mia.
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