la tregua del ‘14

tra tutte le storie di natale, ce n’è una che mi colpisce sempre più delle altre. si tratta della cosiddetta “tregua del quattordici” che fu uno spontaneo cessate il fuoco che interessò numerose trincee del fronte occidentale durante i giorni della vigilia e del venticinque, tra soldati inglesi e tedeschi. di mezzo al freddo e alla disperazione di un conflitto di per sé insensato, ma che ancora maggiore assurdità trovò nella ferocia delle trincee, per alcune ore la maschera di violenza calò, cedendo spazio al desiderio di gentilezza e di fraternità tra i soldati esausti. questi, uno ad uno - e si parla non di casi sporadici, bensì di numeri intorno alle centomila unità - scavalcarono i fossati e attraversarono le terre di nessuno, ben consci del pericolo cui incorrevano, trattandosi di iniziative non ufficiali, per raggiungere il nemico e scambiare con esso doni e canti. tabacco, bottoni, grappa e cianfrusaglie di sorta vennero offerti agli avversari, mentre si intonavano canti delle rispettive tradizioni e piccoli abeti venivano abbelliti con decorazioni di fortuna. intanto, lo testimoniano numerosi scatti, vennero organizzate partite di pallone tra le parti, dando vita ai momenti più gioiosi e spensierati che i soldati potranno ricordare per lungo tempo. è una storia che ogni anno mi regala speranza e che ristora in me la fiducia verso il genere umano, capace ancora di sporadici sprazzi di bellezza indicibile, anche nelle condizioni piu avverse.

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le parabole di certi italiani