coraggio su rotaia
sarà perché lo reputo un mio feticcio, ma trovo altamente evocativo e simbolico il ruolo che hanno avuto e continuano ad avere i treni in ucraina. un mezzo di trasporto irrilevante nel contesto di altri conflitti recenti, trattandosi troppo spesso di paesi sottosviluppati e sprovvisti di una rete ferroviaria. al contempo, nell’immaginario di questa fetta privilegiata di mondo, il treno rappresenta un mezzo di trasporto “povero”, percezione che non ha tuttavia impedito ai premier europei di raggiungere il collega ucraino sotto assedio all’interno della cuccetta di un notturno. il treno è così assurto a nobile veicolo di diplomazia, senza rinunciare ad un sapore retrò in stile maigret. allo stesso modo rimarrà iconico il convoglio di medici senza frontiere che quotidianamente attraversa l’ucraina traendo civili in salvo dal fronte, avendo riconvertito i vagoni in un vero e proprio ospedale mobile, con tanto di sala operatoria e reparto di rianimazione.
se in guerra risaputamente la velocità è tutto, il popolo ucraino ha saputo resistere tanto tenacemente all’invasore russo anche grazie all’efficienza della propria rete ferroviaria, primo datore di lavoro nazionale (con oltre duecentomila dipendenti), capitanata dal trentasettenne oleksandr kamyshin, presidente delle ferrovie ucraine, che ha fatto del continuo cambio di tragitti e orari la vera missione della propria giornata, tirando pazzi i servizi russi alla ricerca di coordinate per i loro droni. non per niente sembrerebbe che già da marzo kamyshin fosse sulla lista nera dell’fsb, secondo soltanto a zelens’kyj stesso.
insomma, la resistenza ucraina che tutto il mondo ammira, corre rapida su rotaia, puntuale e imprevedibile. con buona pace di chi su quei vagoni scalcagnati non ci avrebbe scommesso un euro. o preferisce viaggiare in auto. cari miei, i veri eroi prendono l’intercity, altroché!
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