traccia e misura

manco fosse stata la maratona di new york, quando all’arrivo della deejay ten mi rendo conto che il telefono non ha registrato la corsa, ho percepito il mondo crollarmi addosso. e non per un eccesso di agonismo, né per una spasmodica necessità di esibire il risultato ottenuto (un risultato tutt’altro che eccezionale), ma per il semplice fatto che se non figura da nessuna parte, allora è come se non fosse mai avvenuto. 

se, come ci insegna tolstoj, la felicità è reale soltanto se condivisa, lo è davvero anche e solamente se iscritta nei codici del nostro smartphone. qualsiasi impresa o risultato, che si tratti di un banale record col gioco con le palline, oppure un post sui social network, ma anche un traguardo sulla app di digiuno oppure su quella di mobilità, tracciabilità e misurabilità di un evento sono rapidamente assurti a fattore chiave del nostro obiettivo quotidiano. se soltanto pochi anni fa infatti la nostra attenzione critica era rivolta alla condivisione, ossessiva e compulsiva necessità di mettere su piazza il nostro quotidiano, oggi il telefono è l’archivio principe di tutta la nostra giornata: un archivio che se viene a mancare, per smarrimento o semplicemente per intoppo, lascia una voragine, un oblìo, un buco nero nella nostra esistenza. 

la sensazione di reale smarrimento - che qui non calco a fini drammaturgici - ha per minuti interi agito con violenza sul mio umore il quale, a differenza della gioia che avrei dovuto provare per il conseguimento della mia primissima corsa ufficiale, mi ha schiacciato all’angolo, con sintomi simili all’ansia. e così, mentre osservavo tutti gli altri podisti armeggiare col proprio smartphone o smartwatch, confrontandosi tra loro con soddisfazione sulle prestazioni ottenute, io me ne stavo solo, sotto la pioggia battente, paonazzo in volto, senza prova alcuna dell’impresa conseguita. 

come ci è tutto immediatamente indispensabile, com’è fuggevole il ricordo di qualcosa che ora è ma un attimo prima semplicemente non era, senza aggiungere né togliere nulla di cruciale alla nostra esistenza. 

poi ho riavviato l’applewatch. e la corsa è comparsa in memoria. sorvolo sulla mia patetica e smisurata gioia. 


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