spiegamelo come se fossi un bambino

quando una cosa proprio non la si capisce e, generalmente, quando a spiegarcela è un esperto di quella particolare cosa, si usa dire “rispiegamelo come faresti a un bambino”; questo perché chiaramente i bambini piccoli recepiscono solo pochi concetti per volta, non possedendo una complessità di linguaggio e hanno bisogno di processare le informazioni che, è evidente, per loro sono una completa novità.

tagliare un frutto ad esempio, richiede da parte dell’adulto uno sforzo per immaginare di non sapere come si compia quel dato gesto, ripercorrendo passo passo ogni movimento che porta al taglio del frutto: si prende un coltello con una mano (mi rendo conto ora che l’esempio del coltello non è esattamente adatto alla situazione), da questo lato, spingendo con l’indice in modo da fare forza, e con l’altra mano si tiene fermissimo il frutto, altrimenti scappa; e via dicendo. poche informazioni, essenziali, senza imbellettamenti, pulite, facilmente assimilabili, nel corretto ordine cronologico.

lo sa bene chi, ad esempio, di bambini si occupa ogni giorno, realizzando e vendendo prodotti destinati proprio ai più piccini. come la chicco. la chicco sa bene che i bambini assimilano tutto, specialmente se visivamente accessibile, spiegato in maniera essenziale e con un linguaggio semplice.

oggi, passando davanti a un negozio della chicco, vedo dei prodotti che - per ragioni diverse - mi hanno dato da riflettere:

il primo, una tutina interamente a pattern macchinina (che uno dice vabbè, però sui vestitini delle bambine non ci sono le macchine, ma le principesse), con tre disegnini: la mia casa, il mio amico, la mia auto. poche informazioni, visivamente accessibili, raccontate con un linguaggio semplice. ecco la mia vita, casa, amici, automobile. e poi al suo fianco, la copertina abbinata, con un cagnolino in auto e l’angosciante scritta “smart city chicco”. credo che nemmeno gli elkann siano stati cresciuti con un’ossessione simile per le automobili. ma poi perché la smart city? che è un modello urbanistico basato sull’ottimizzazione dei servizi pubblici per ovviare proprio all’utilizzo dell’automobile. che poi sembra davvero che uno voglia fare polemica fine a se stessa, ma ci rendiamo conto che sono concetti quantomai bizzarri da ricamare su dei poppanti? e mi si potrebbe obiettare che i poppanti non leggono; e va bene. ma allora mi domando perché sia necessario continuare a far leva su concetti vecchi, su immagini e messaggi legati a un retaggio fallimentare e dannoso, sin dalla più giovane età. meglio una bicicletta, no? che se proprio vogliamo inculcare un messaggio dovrebbe essere quello, specialmente se poi vogliamo fare gli spiritosoni e scrivere sulla copertina del pupo “smart city”. che, voglio dire, sant’iddio. no?

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mò te lo buco quell’aeroplano