sigarette, alcol, benzina, filetto
la città di haarlem in olanda ha oggi convalidato un’ordinanza che vieterà, a partire dal prossimo anno, le pubblicità out-of-home di carne animale, a causa del suo rilevante impatto sul cambiamento climatico. una notizia cruciale per il settore della comunicazione, tra gli altri, che si vede costretto a riconsiderare il codice etico - laddove mai esistesse - che separa i beni di consumo dai beni nocivi, de facto, per la salute dei consumatori; come lo furono al tempo le sigarette, poi gli alcolici e, infine, anche i combustibili fossili.
è infatti soltanto del mese scorso la notizia che la francia sarà il primo paese europeo a vietare le reclamizzazione di qualsiasi prodotto legato ai combustibili fossili, come ad esempio la benzina e le fonti di energia ricavate dall’estrazione del carbone, tra gli altri.
con buona pace del greenwashing.
quello della carne è un ulteriore passo verso la normalizzazione della condanna ai prodotti inquinanti per il pianeta. per quanto possa sembrare una scelta forte, o scomoda, o radicale, ha ogni fondamento scientifico e va accettata e abbracciata.
da un articolo di repubblica dello scorso anno:
“[…] le prime venti aziende zootecniche del mondo sono responsabili di più gas serra di quanto ne producano da soli stati come la germania, la francia o il regno unito. questi giganti della carne e dei latticini emettono insieme 932 milioni di tonnellate di co2, mentre la germania - che è il Paese che inquina di più tra i 3 - si ferma a 902.
[…] a livello globale non un singolo governo richiede alle aziende zootecniche di documentare le proprie emissioni o standardizzare gli obiettivi di riduzione in modo da consentire confronti. l'intero settore si basa sull'autodichiarazione. […]”
da qualche parte bisognerà pur cominciare. mettere un freno al marketing è soltanto il primo passo.
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