la parodi di noi stess*

io lo so che con sta storia della donna al quirinale poi ci troveremo letizia moratti presidente della repubblica. e allora non vorrò sentir fiatare nessuna proto-femminista, perché - fino a prova contraria - letizia moratti una donna lo è.

ovvio: anche io vorrei una donna presidente, ma la vorrei anche nera e comunista se è per questo. ma non una donna a prescindere per il gusto di avere una donna. cioè, facciamo un balzo in avanti nella gender balance per ritrovarci contemporaneamente al medioevo sui diritti civili? vi prego!

e repubblica ovviamente tuba:

“è ora che al quirinale arrivi una donna. è l'appello di intellettuali e artiste, da dacia maraini a fiorella mannoia. "tra poco sarete chiamati ad eleggere il presidente della repubblica, e crediamo sia giunto il momento di dare concretezza a quell'idea di parità di genere, così tanto condivisa e sostenuta dalle forze più democratiche e progressiste del nostro paese. vogliamo dirlo con chiarezza: è arrivato il tempo di eleggere una donna". é quanto si legge in un appello alle forze politiche firmato da dacia maraini, edith bruck, liliana cavani, michela murgia, luciana littizzetto, silvia avallone, melania mazzucco, lia levi, andrèe ruth shammah, mirella serri, stefania auci, sabina guzzanti, mariolina coppola, serena dandini e fiorella mannoia.”

ma sì: una donna. margaret thatcher era una donna, per la miseria! ilse koch: donna. elena ceaușescu: donna. ma allora perché non più semplicemente una benedetta parodi, che non è un’assassina seriale, sa cucinare i piatti della nostra tradizione, fine intellettuale i cui libri non mancano un colpo in classifica. ah si: è una donna.

dio santo, mica sto dicendo che voglio un uomo; dico che voglio una persona di buon senso, una figura delle istituzioni, una guida seria e credibile per un periodo storico delicato come quello che sta vivendo ora il paese. c’è una donna che risponde a queste caratteristiche? perfetto, la voglio. ma non una donna a prescindere - ma che vuol dire?

la verità è che temo proprio che in questo paese siamo tanto in ritardo sui diritti delle donne quanto lo siamo sul femminismo stesso, ottuso e becero, che ama lavorare a valle dei problemi e non a monte, più attento al corretto utilizzo di asterischi e schwa che sul promuovere un’educazione trasversale capace di parlare a ogni segmento del paese. un femminismo occupato a twerkare contro il patriarcato e a farsi crescere i peli sotto le ascelle, ma che all’atto pratico non è in grado di dare un apporto nuovo oltre le lotte ben più coraggiose portate avanti dalla generazione che l’ha preceduto.

per la cronaca: in svezia hanno eletto la prima presidente donna nel 2021. eppure non mi sembra che si tratti di un paese arretrato in materia di parità di genere.

bah, questione di priorità.

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