noialand

non saprei dire bene cosa sia, ma qualcosa del modo di scrivere di eshkol nevo mi manda ai pazzi. e non in senso buono. forse la struttura del periodo o i monologhi interiori. ha questo modo strano di alternare alto e basso in un ottovolante che ti spezza lo stomaco, passando dal sesso più superficiale e contemporaneo alle memorie di un sopravvissuto all’olocausto. e per l’amor di dio, scrive bene, certe pagine sono stupende nella loro originalità, ma la verità - mi pare - è che il signor nevo abbia un terrore fottuto di risultare noioso. una paranoia che deve affondare le radici lontano, in una ex fidanzata che al momento culminante della separazione gli ha gridato “e comunque la roba che scrivi è una rottura di coglioni senza fine”. tipo. motivo per il quale nevo avrebbe potuto diventare il franzen mediorientale e invece gli piace gigioneggiare nelle cazzatine, senza mai arrivare al punto.

quando si incontra la trama di neuland non si può che rimanerne letteralmente estasiati:

Dai giorni del corso come osservatore nell'esercito di Israele, gli occhi di Dori sono sempre in cerca di minacce potenziali: cecchini sui tetti, movimenti sospetti fra i vicoli, una tenda spostata, uno scintillio che rivela che qualcuno ti sta osservando col binocolo. Un'attività inutile, ma così radicata che il timore di pericoli alberga ormai stabilmente nella sua mente. Roni, ad esempio, è la prima donna alla quale Dori ha permesso di toccare il suo amaro nocciolo di solitudine, la prima donna di cui si è fidato, sino al punto da appoggiarsi e assuefarsi totalmente a lei. Tuttavia Dori è convinto che, camminando col suo passo svelto, un giorno lei non si fermerà più e lo lascerà. E allora per evitarlo, Dori ha deciso di andarsene lui. Suo padre, Meni Peleg, eroe della guerra del Kippur, dopo la morte dell'amata moglie è scomparso da qualche parte in Sudamerica. Per scacciare i suoi spettri privati, Dori parte alla sua ricerca. Inbar ha la stessa età di Dori, non più giovane come le giovani, né avanti negli anni come quelle avanti negli anni. Una via di mezzo. Esattamente come Dori. Anche Inbar è in fuga dai suoi fantasmi privati e dalle persone in carne e ossa cui è attaccata la sua vita in Israele. Dori e Inbar si incontrano e si amano in Sudamerica. E in Argentina, là dove alla fine dell'Ottocento il Barone Hirsch comprò molte terre, convinto che fosse il posto migliore dove creare un focolare nazionale gli ebrei, si imbattono insieme in Meni Peleg.

ma davvero di quelle trame che si incontrano una volta su un migliaio. poi però nevo vaga, si perde, si affeziona a vicende del tutto marginali, senza mai - e dico mai - arrivare al punto. ti conduce in un viaggio (sempre mescolando ben bene alto e basso) attraverso tutto il globo, alternando ottocento epoche diverse, punti di vista sempre nuovi… e la trama? niente, diventa secondaria, svanisce pagina dopo pagina perché a lui piaceva tantissimo raccontarti la storia dell’ebreo errante.

scusa eshkol, ma anche meno. io il tempo e la pazienza di sorbirmi tutte e seicentotrentacinque pagine del tuo romanzo non ce l’ho se vai per grilli. bravo, bravissimo - davvero - ma per dirla con la tua ex: “eccheduecoglioni!”

scusa, dovevo dirtelo. perché non mi capitava da tanto tempo di mollare un libro a metà, specialmente se mi stava piacendo.

mia moglie lo amerà, invece.

parole: 569

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