ognuno come ci pare

per anni, e non troppo tempo fa, gran parte del nostro dibattito pubblico si è concentrato - come è noto - sulle vicende private di silvio berlusconi. anche, e molto, sull’attività pubblica, è chiaro; ma l’eccezionalità del caso italiano risiedeva proprio nel commento alla sua condotta da privato cittadino. e allora, come accade sempre quando si parla di silvio berlusconi, l’italia si era spaccata: a destra chi difendeva il diritto del premier di foraggiare il suo personalissimo giro di mignotte d’alto bordo (“nel privato ognuno ha diritto di fare ciò che gli pare”), mentre a sinistra si tendeva a puntare il dito sulla necessità di difendere la dignità delle istituzioni, a legare a doppio filo la condotta privata della figura di potere con la sua credibilità domestica e internazionale.

con tutto che è finlandese e quindi non ho idea del perché la vicenda ci riguardi e ne parlino dettagliatamente i nostri giornali (questione di priorità), i commenti italiani al “party gate” della premier sanna marin mi hanno lasciato alquanto di stucco. trattandosi infatti di una socialdemocratica, giovane e donna, le fazioni si sono diametralmente invertite rispetto a berlusconi, con buona pace della dignità delle istituzioni: a destra una condanna feroce della premier scandinava (con tanto di accuse - ingiustificate - di consumo di droghe) e della sua “condotta immorale”, a sinistra invece (la stessa eh, manco il tempo di un ricambio generazionale) la difesa a spada tratta della marin e del suo sacrosanto diritto di divertirsi. perfino massimo recalcati (!) si è scomodato su repubblica, con un articolo il cui titolo la dice già lunga: “sanna marin, la sua gioia di vivere è una lezione politica” e l’occhiello: “ci vorrebbe il sentimento profondo della festa. non l'invidia accecata per ottenere una poltrona, ma la riforma innanzitutto dei cuori.” massimo recalcati, celebre proprio per la sua joie de vivre.

ricordo quando, nei primi anni duemila, noi iscritti ai ds chiedemmo a gran voce le dimissioni della melandri (o almeno la sua espulsione dal partito) quando al tempo, da ministro della repubblica, venne immortalata mentre sculettava sul cubo al billionaire di briatore.

ma come dimenticare la ben più recente indignazione per salvini al papeete, aldilà del valore di contesto politico, anche e proprio per l’immagine di tragica decadenza delle istituzioni che era stato in grado di confezionare.

per quanto mi riguarda - e per quel che vale - si trattava di un’indignazione giusta, non di bigottismo, come lo volevano far passare, ma di una questione di credibilità politica e di serietà delle istituzioni.

e anche se ormai sembra proprio valere tutto, la difesa della marin non può essere che la premier “è giovane” e quindi ha diritto di comportarsi da giovane. ha 37 anni, non 19, per la miseria! e ha appena attivato la richiesta di ingresso del suo paese nella nato, spinta dai gravi timori per la vicinanza fisica con una russia violenta e imprevedibile; un poco di sobrietà è il minimo che ci si possa aspettare da un capo di governo.

insomma, mi pare che ancora la sinistra si torni a tirare la zappa (quantomeno morale e ideologica) sui piedi, non riuscendo mai - e dico mai - a tenere una posizione coesa e coerente su questioni soltanto in apparenza marginali, ma sulle quali l’elettorato giudicherà la serietà della coalizione.

anche a me piace sanna marin, è chiaro, anche io ho detto “ce l’avessimo noi una leader così da presentare il 25 settembre”; ma non bastano bellezza e gioventù a sollevarci dai nostri doveri (che la premier si è scelta eh, nessuna l’ha obbligata a candidarsi) verso il paese e l’elettorato. la sobrietà sembra un concetto superato, ahimè. un tempo, mi sembra di ricordare, era una dote imprescindibile per un politico, un dono - parafrasando modigliani- dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno, a coloro che non sanno e che non hanno.

parole: 646

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