non si dica mai

servirebbe un houellebecq o un carrère, o magari anche un francesco piccolo, insomma uno di questi autori fenomenali dalla lingua ruvida e sempre vera, per fare outing un giorno sui pensieri più cinici che attraversano la mente di un padre durante le prime settimane di vita del neonato; pensieri puri ma scorretti, non accettati e generalmente irricevibili circa le scarsissime ore di sonno e il violento smottamento di una routine che ha richiesto anni per venire consolidata e che ora crolla con i primi rutti dell’infante. servirebbe un autore bravissimo per unire il dramma alla commedia nella narrazione di questo balletto infame della mente, che un momento rimpiange la vita prima dei fatidici nove mesi (ma non si dica mai!) e un attimo dopo si commuove come un deficiente per quello che scambia per un sorriso ma che in verità è il riflesso di una colica. perché dobbiamo tutti ribadire, con le facce stravolte, che averlo-tra-le-braccia-è-la-cosa-più-incredibile-che-mi-sia-capitata, anche se in quel preciso istante non lo pensi e vorresti soltanto dormire o magari riprendere la lettura del capitolo che hai interrotto un mese fa (ma non si dica mai!).

che poi vuoi mettere il piacere di dire col sorriso tirato(issimo) quanto è dura, ma anche quanto-è-bello e chiedere con impertinenza sfacciata a coppie felicissime “perché non lo fate anche voi?” perché se tu alle cinque del mattino sei sveglio, perché loro dovrebbero dormire?

la verità è che, per quanto si possa essere contenti, le prime settimane del neonato sono uno sbattimento infame che tira brutti ganci al cervello e al di là delle cazzatine che per convenzione bisogna ripetere a beneficio di tutti, chi sceglie di non fare un figlio ne ha ogni diritto (ma non si dica mai!) e dovrebbe godere del placet, in primis, proprio di chi il figlio l’ha fatto.

con tutto che io anche questa cosa del sonno me la sto anche giocando benone (fin qui), sono già stufo di dover sempre recitare il copione trito e ritrito del padre che ribadisce gioia immensa, a discapito di una narrazione più onesta che davvero farebbe bene a tutti quanti.

oggi compi un mese ragazzo mio. che bello, eh, ma che cazzo, dormi dio santo!

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