nera (non) per caso

la fondazione luigi einaudi ha dato il la al coro che tutta l’italia attendeva: il mormorio democristiano che sostiene che la meloni non è fascista. purtroppo c’era da aspettarselo. ebbene ieri il social media manager della fondazione ha dato di matto e deciso di esporre la fondazione ad un tono di voce distante anni luce da quello che ci si aspetterebbe da un’istituzione di simile prestigio e con un’uscita estemporanea che ha lasciato molti quantomeno perplessi:

L’on. @GiorgiaMeloni non è fascista.

Chi lo afferma è uno stolto.

Si può dissentire in tutto o in parte dalle sue idee, ma non si possono dire gratuitamente fesserie.

Meglio chiarirlo all’inizio di una campagna elettorale, che rischia di essere eccessivamente avvelenata.

la spiegazione che fornisce poi nei commenti è che per essere fascisti bisognerebbe anche essere violenti e raggiungere il potere con l’olio di ricino. senza questo requisito, definire la meloni fascista è da “stolti”. a prendere le difese della fondazione sono poi accorsi matteo renzi e galli della loggia, le cui posizioni il profilo della fondazione ha sbandierato con enfasi un tantino imbarazzante.

la meloni è fascista per il new york times, per la frankfurter allgemeine, per il pais, ma per i media italiani (e solo quelli) rientra nel “centrodestra”. non basta riesumare il video del 2008 che la ritrae deporre una corona di fiori sotto alle croci celtiche di acca larenzia (la meloni al tempo era ministro della repubblica), o anche semplicemente far notare che la fiamma tricolore che capeggia sul logo di fratelli d’italia è la stessa del movimento sociale italiano, la fiamma che simboleggia la tomba di benito mussolini e il suo “ricordo sempre vivo”. non basta che soltanto nel 2019 avesse candidato tra le sue fila nientepopodimeno che il pronipote di sua eccellenza, un rincoglionito che non poteva che chiamarsi caio giulio cesare. non bastano le invettive di smisurata violenza strillate al comizio di vox e nemmeno il programma che proprio ieri è stato pubblicato sul sito del suo partito. un programma agghiacciante che, in ordine sparso, mette in discussione “tutti i trattati ue a partire dal fiscal compact e dall’euro”, rivede la “cosiddetta legge sulla tortura”, propone un “tetto al numero massimo di alunni stranieri per classe”, vuole imporre agli imam di pronunciare i sermoni in italiano, nega il cambiamento climatico attribuendo le cause di incendi e dissesti idrogeologici a “incuria e abbandono”, ma soprattutto formula frasi come: “per una gioventù nazionale protagonista delle sorti dell’italia.”

insomma, non basta che la meloni faccia di tutto per indicarci quanto orgogliosamente sia fascista nel profondo, per poterla definire fascista, che già arrivano i soliti benaltristi a raccontarci quanto rispetteranno il voto delle urne nel caso la pesciarola dovesse salire al governo.

e mentre abbassiamo la guardia (complice un’anpi che è di sinistra quanto la buonanima di donna assunta), in nome del buonismo più sordido e diabetico, permettiamo a questa squallida persona di varcare le soglie del potere sprovvista dell’unica etichetta che sarebbe raccomandabile indossasse e che dovrebbe annunciarne il pericolo incombente: “fascista”.

errori come questi, la storia lo insegna, basta compierli una volta soltanto. poi non si torna indietro.

parole: 514

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che al mercato mio padre comprò

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mettete dei fiori nei vostri cannoni