che al mercato mio padre comprò

non che se avessero avuto più tempo il risultato sarebbe stato migliore, però santoddio. un cerchio, diviso in tre terzi, che comprende i seguenti elementi: una colomba che a sua volta contiene un arcobaleno, “reti civiche” in arancione, “alleanza” verde scuro, “verdi” verde chiaro, “e” verde scuro, “sinistra” in rosso, un girasole, “europa verde” con al posto della o un sole che sorride, piccolo in lockup “european green party” e infine sinistra italiana con il suo logo abbreviato “si”.

ma io dico, la gente che cosa dovrebbe mai capire? come fanno a sapere chi stanno votando? il mio di voto (che li ho scelti alle urne sempre negli ultimi anni) se lo sono giocati alleandosi con chi voleva negare sostegno all’ucraina aggredita. ma in quanto unico simbolo puramente ecologista è davvero il caso di pastrugnare così disperatamente la propria identità?

e non sono gli unici, in quanto a chiarezza nell’ultima settimana hanno deficitato in molti, a partire da renzi, che ha scelto di scendere in campo con una specie di r rovesciata che - da qualsiasi lato lo si prenda - non significa una benamata mazza.

ma quello di verdi e sinistra raggiunge una vetta inarrivabile in quanto ad astrusità. ed è lo specchio della confusione che regna nella politica italiana dalla sfiducia al governo ad oggi. queste liste intorcinate mi ricordano tanto i loghi dei partiti di sinistra all’apice della disperazione: una quercia, con un ulivo, con una falce e martello, con la bandiera italiana, con un garofano che al mercato mio padre comprò.

anche sta colomba arcobaleno, mannaggia a voi, ma era davvero indispensabile? come dicono gli inglesi: choose your battle. forse, ma dico forse, la battaglia per l’ambiente avrebbe potuto ricevere un occhio di riguardo?

contenti voi. anche quest’anno la soglia di sbarramento la superiamo nel 2027.

che ci vorrebbe così poco. ma niente.

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