lgbtqai+v (la v sta per ventotene)

zero. è il numero di preferenze ottenute da adinolfi a ventotene. non essendovi residente, manco ha potuto votare per se stesso. sul fronte opposto, il candidato del partito gay - che invece risiede sull’isola - di voti se ne è aggiudicato uno (anche la famiglia lo deve avere scaricato). pari e patta per questa surreale disfida nell’arcipelago ponziano, le cui urne rivelano un unico e univoco messaggio disperato: “il gender è l’ultimo dei nostri problemi”. respinte queste battaglie anni luce così distanti dal perimetro isolano, resta da chiedersi come, ma soprattutto perché il dibattito sulla sessualità avesse trovato la propria arena in un comune di 708 abitanti in mezzo al mar tirreno. tolto il suo valore storico e simbolico, era davvero necessario trasformare il sacrosanto diritto dei cittadini di ventotene  ad una degna rappresentanza in questo grottesco teatrino?

perché, torno a domandarmi per la milionesima volta, in questo paese deve diventare sempre tutto così ridicolo? tolto quel cretino di adinolfi che, poverello, come dire, è adinolfi (e tanto basta), anche però quello del partito gay dio santo, come si fa a portare la lotta per i diritti lgbtqia+ -ancora così arretrata nei grandi centri - a ventotene? a ventotene! significa, purtroppo, dimostrare poca passione per il territorio, scarso attaccamento ai suoi valori, un mancato ascolto alle sue reali necessità. che poi ventotene sarà magari tutta sta capitale del vizio queer e dell’intolleranza omofoba eh, io non lo so; ma forse più la licenza di libera pesca mi sembra una battaglia idonea a un territorio che non arriva a contare due chilometri quadrati di superficie. ed è circondata di acqua salata. che diamine.

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due palazzi di merda

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ma questa notte è ancora nostra