la storia se ne infischia

ogni sera mi trovo a fare i conti con i fatti del giorno dal fronte ucraino. leggo, rileggo, ascolto, guardo e, infine, lascio un pensiero. è un po’ questo lo scopo di un diario e, da poco meno di un mese a questa parte, fatico a trovare altro - nel mio cuore, soprattutto - da commentare che non sia la guerra. la guerra coglie i miei pensieri durante il giorno e i miei sogni la notte, trasformandoli in tetri incubi. non ci sono parole davvero per descrivere le storie che ci vengono proposte da est. ma ciò che, non in minor parte, mi da la nausea, mi disgusta, mi fa vergognare, è una larga parte della tribuna politica e d’opinione qui in italia, che sceglie di parteggiare per putin e contro il popolo ucraino, in nome di una presunta pace in cui solo loro fingono di credere. siano maledetti questi poveri individui e sia maledetto, ancora di più, chi li legittima e chi da loro spazio, colpevole più che complice di questa passerella infame, a partire da cosiddetti giornalisti come feltri e come giordano, come i parlamentari (prevalentemente di m5s e lega, ça va sans dire) che domani si rifiuteranno di seguire il collegamento con zelens'kyj e come gli imprenditori che ancora non si decidono a tagliare i ponti con il commercio in russia. onestamente non ho mai creduto a chi dice che la storia giudicherà queste figure; la storia se ne infischia e fa il suo giro. questi miserabili fanno il loro gioco proprio perché sanno che, a giudicarli, c’è solo la rete che dà loro il vile spazio in prima serata: un giudizio il cui unico parametro si chiama share. la storia se ne infischia perché ha altro a cui pensare che a queste facce di tolla. perché, ho la sensazione, anche la storia certe sere fatica a prender sonno, la mente straziata da queste immagini di morte. e poi perché, francamente, non penso che la storia guardi giletti.

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