la guerra di piero

alle elementari ero in classe con un bambino intelligentissimo. ricordo ad esempio che un giorno, durante l’ora di matematica, andò alla lavagna per scrivere il peso specifico della terra. dovette servirsi di una sedia per raggiungere i punti più lontani di ardesia e coprire anche quelli con infinite sequenze di zeri, sotto lo sguardo allibito dei suoi piccoli compagni. in un’altra occasione ci venne chiesto chi fosse un nostro idolo, o comunque un personaggio di riferimento per noi, e il bambino intelligente rispose “piero angela” e la sua risposta venne accompagnata da un compiaciutissimo sorriso della maestra di italiano che allora gli chiese di spiegare a noi bestie chi fosse il celebre divulgatore.

tornai a casa e la sera dissi ai miei che anche io volevo vedere superquark, nella segreta speranza di diventare a mia volta intelligente quanto il bambino intelligentissimo. ci sarà una ragione se il bambino intelligentissimo oggi è manager alla siemens di bruxelles e io faccio il direttore creativo, no? infatti superquark non mi rese più intelligente e il futuro manager diventava sempre più bravo e io sempre più bestia. ma superquark lo continuavamo a guardare comunque e volentieri, anche se a papà metteva un sonno dell’accidenti e io avevo un tempo di ritenzione di tutte quelle informazioni pari a quello di un pesce rosso.

e questo mio piccolo aneddoto non è dissimile da centinaia di migliaia di altri aneddoti che tre generazioni di italiani possono vantare verso angela e i suoi programmi.

ha fatto questa cosa incredibile, piero angela, di educare un paese di bestie, sforzandosi di inculcarci quelle quattro nozioni per renderci un poco più consapevoli del nostro patrimonio, della nostra insignificanza nel vasto universo, di quanto il sapere possa non soltanto essere un’arma da sfoderare a cena con gli amici, ma anche e soprattutto un bagaglio fondamentale per renderci liberi e impermeabili alle lusinghe di tiranni e prepotenti. e, a discapito di tanta solidarietà e chiacchiere reperibili un po’ ovunque durante la giornata, di piero angela non ne sarebbero bastati cento per salvarci, ma ce ne sarebbe voluto uno a ogni angolo di strada, a difenderci da noi stessi e dalla nostra incolmabile ignoranza. e forse non è un caso che non sia vissuto abbastanza per vedere i risultati del venticinque settembre. mi sa che l’hai scampata, piero.

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