la distanza triste (ma necessaria)

ci sono posti lontani anche per il villaggio globale, lontani per le compagnie aeree, lontani per le agenzie di viaggi, lontani per la globalizzazione, lontani perché, nonostante ogni possibile innovazione, rimarranno lontani e basta; fisicamente lontani, geograficamente lontani, idealmente lontani. e non c’è facetime che tenga, non c’è zoom né ologramma, né metaverso: sono posti così lontani che le persone che ci abitano, nonostante qualsiasi surrogato digitale - frutto della più avanguardistica tecnologia - rimarranno irraggiungibili e la loro distanza immancabilmente ci ferirà.

quando un amico decide di andare a vivere in questi posti, ci sembra che le lancette della storia siano state portate indietro di decenni: nessun ritrovato succedaneo può riportarcelo vicino, né lui fisicamente, né la sensazione di lui, né l’idea di lui, né il ricordo di lui. l’amico rimane lontano sempre, nonostante tutto.

è il male che fa a ricordarci che siamo vivi: la distanza di un affetto rimane l’ineluttabile realtà della vita, che non può sempre essere a portata di mano, non può sempre rivivere con lo swipe di un pollice, né con una videochiamata. l’amico che vive lontano, veramente lontano, la distanza siderale che ci divide, è un messaggio triste ma necessario che porta con sé la speranza che, anche in futuro, non a tutto si potrà porre rimedio.

soprattutto se si ha paura dell’aereo. quella aiuta sempre.

parole: 223

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