mein camp

se pur è vero che tre su quattro rifugiati al mondo sfollano a causa dei cambiamenti climatici, allora non capisco come la destra europea - che tanto teme i migranti - possa non battersi per prima per la tutela ambientale. di tutte le incoerenze dei conservatori, questa mi pare incarnare lo zeitgeist meglio di tante altre.

è dunque ancor più buffo - se questo può essere il termine esatto - osservare come nascenti gruppi neonazisti tedeschi sempre più rivolgano la propria attenzione alle tematiche ambientali, mai correlando questo interesse ai fenomeni migratori, ma ad un modo bucolico di mostrare amore e devozione alla madrepatria. e le radici di queste teorie sono tutt’altro che stupefacenti.

da un articolo de ilpost del 2018:

“nel nazismo la questione del cibo e dell’ambiente ebbe un ruolo piuttosto importante. si dice che hitler fosse vegetariano e mangiasse carne solo occasionalmente. la propaganda nazista indicava la dieta “naturale” come la più appropriata per le persone moderne e laboriose. […] le donne venivano educate ai modi migliori per nutrire il «corpo della nazione, un insieme organico quasi mistico», e per la gioventù hitleriana era stato prodotto un manuale per una corretta alimentazione in cui si consigliava di mangiare soia al posto della carne.“

la trovo, questa dei neonazisti crucchi, una posizione ben più comprensibile e consapevole della destra nostrana, che invece rinnega la lotta ambientalista e la relega a una battaglia “di sinistra”, non vedendo invece come questa potrebbe facilmente legarsi a tanta parte della propria ideologia.

tutto questo per dire (e forse a sto giro davvero l’ho presa larga), che all’estero pure i fascisti sono migliori che da noi; siam manco bravi a produrre imbecilli come in germania. che i loro saranno anche stronzi, ma almeno piantano gli alberi. i nostri manco quello.

parole: 212

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