la capra

prendendo spunto dalla volgare boutade (l’ennesima) di vittorio sgarbi - che ha invocato la necessità di designare direttori italiani per istituzioni quali uffizi e scala, mettendosi in aperto contrasto con dominique meyer - vedo un lampante conflitto tra valori cari all’attuale governo, che da un lato vuole farsi portatore di un fantomatico “merito”, come è inscritto nel nome stesso del ministero dell’istruzione, dall’altro insiste nella propria retorica nazionalista, battendo la lingua sulla presunta italianità (qualsiasi cosa significhi) e sulla priorità che andrebbe data agli italiani rispetto agli stranieri. non serve certo ribadire quanto risulti anacronistico, una volta di più, continuare a considerare sgarbi una “persona di cultura” e quanto invece urga declassarlo - fuori tempo massimo - a violento imbecille da salotto del pomeriggio.

ciò detto, figure dal curriculum di meyer (che in italia tra l’altro vive da trent’anni) o di eike schmidt (borsista a firenze nel 2001) non necessitano di spiegazioni rispetto al loro successo professionale: non devono le loro brillanti carriere a qualche strillo da maurizio costanzo né alla vita mondana nel jet-set berlusconiano, ma al lavoro costante e alla dedizione totale per l’arte. un governo serio prenderebbe di corsa le distanze da insulti di questa risma, a tutela delle poche eccellenze straniere che ancora si ostinano a dedicare la loro attenzione al nostro povero paese; o a difesa del tanto decantato “merito” innanzitutto, di cui figure come meyer e schmidt dovrebbero essere eccezionali testimonial.

ad ogni buon conto la risposta migliore alla disputa giunge da meyer stesso (che ha liquidato il sottosegretario con indicibile eleganza), il quale ha seppellito l’urlatore dicendo: “ho sempre reputato casa mia dovunque vi fosse cultura.” e stacce vittò, la capra - l’unica, ancora una volta - sei soltanto tu.

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