boris godunov, l’opera anti-putin

da qualche settimana sentivo già rumoreggiare rispetto alla prima della scala di questa sera. oltre alle critiche di rito (classismo, pellicce, eccetera) la new entry riguardava la scelta del titolo di apertura, ossia il boris godunov di musorgskij, reputato da molti non adatto al periodo di tensioni con la russia. ora, sono diversi i punti da considerare per comprendere che si tratta di una colossale sciocchezza (ahimè l’ennesima); sgombriamo il campo ai più ovvi. primo: celebrare la cultura russa non significa celebrare la russia di putin, anzi, come nel caso della vergognosa sospensione del corso di paolo nori su dostoevskij, anche nel caso del godunov sarebbe opportuno ricordare che la cultura è sempre e dico sempre nemica dei despoti — attaccare la cultura di un paese non é soltanto razzista, ma pericoloso e conduce in luoghi oscuri. secondo: (e basterebbe aprire wikipedia se non si possedessero nozioni teatrali) l’opera ispirata a puškin è una critica al potere in russia, essendo ambientata durante uno dei momenti più bui della storia russa, ovvero il cosiddetto “periodo dei torbidi”: l’interregno tra la dinastia di ivan il terribile e l’avvento dei romanov, una quindicina di anni che hanno gettato il continente in una violenza inenarrabile (dunque non proprio un assist al cremlino, ecco).

infine, sgombrato il campo da questi che mi sembrano elementi del tutto scontati - ma che evidentemente proprio non lo sono - ogni volta che sento nominare il boris godunov non posso fare a meno di ricordare la crisi del teatro dubrovka di mosca nel 2002, quando degli attentatori ceceni lo occuparono per tre giorni e putin decise infine di risolvere la faccenda uccidendo, insieme ai quaranta combattenti ceceni, anche centotrenta civili russi con il gas nervino (si tratta di una vicenda che consacrò il premier russo nell’immaginario dei nazionalisti post-sovietici e che onestamente dovrebbe far storcere il naso ogni qualvolta che qualcuno nel 2022 si è “stupito” di una “deriva violenta” da parte di un ex funzionario del kgb). è infatti proprio il boris godunov lo spettacolo che stava andando in scena al dubrovka la sera del 23 ottobre 2002, quando fecero il loro ingresso in teatro gli indipendentisti ceceni, dunque - se proprio vogliamo dirla tutta - penso che si tratti del titolo più anti-putiniano del repertorio lirico.

purtroppo ancora una volta, ancora-una-volta, è l’ignoranza a farla da padrona: il non sapere, la mancanza di conoscenza, che porta a giudicare i fatti d’oggi con superficialità e binarietà, con la prepotenza financo di uscire di casa e di passare il proprio pomeriggio a dire scemenze fuori dalla scala. col freddo che fa, peraltro.

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una lingua aperta (anzi, spalancata)