l’inganno di santa valeria

c’è una vita sotterranea e invisibile, in via santa valeria, che non ci si spiega fino a quando non se ne studiano le origini. 

aveva qui infatti origine l’omonimo ritiro, in cui veniva dato asilo alle prostitute pentite, dette “convertite” o “maddalene”, nel millecinquecento. sembra quasi impensabile oggi, a ridosso della basilica di sant’ambrogio, che questa fosse al tempo la zona in assoluto piu malfamata della città di milano. sebbene oggi del ritiro non resti nulla (fu demolito verso la fine del settecento), questa brevissima via davvero emana un sentimento tutto suo. forse per la sorte che qui ebbe la monaca di manzoniana memoria, virginia maria de leyva - nota come la monaca di monza - murata viva nel ritiro di santa valeria dopo aver qui trascorso tredici anni di reclusione per espiare le sue scandalose colpe. quanta miseria deve essere stata concentrata in questi pochi metri di milano, quanto dolore riservato alle sciagurate che in via santa valeria venivano punite per ciò che dalla nascita era stato loro riservato in sorte.  

ma in vece di tanta storia, sorge oggi in questa strada un edificio solo in apparenza seicentesco (sullo stile delle abitazioni aristocratiche tipiche della campagna lombarda), costruito invece negli anni venti del ventesimo secolo. dietro una imponente cancellata di ferro (imprestata dalla chiesa cinquecentesca di san protaso ai monaci), il villino nel mese di aprile esibisce un glicine rigoglioso, che piove dal pergolato rialzato e tocca terra per oltre quattro metri di altezza. è il palazzo dei capitani d’arzago, un inganno storico fra i meglio riusciti e che non può lasciare indifferenti, specialmente in questi giorni di tiepida primavera. 

non mi è tuttavia ancora chiaro quale sia l’effettivo legame tra il nome dell’edificio e giuseppe capitani d’arzago, banchiere e politico milanese, ministro dell’agricoltura per sua eccellenza tra il ventidue e il ventitré, podestà di milano tra il ventotto e il ventinove (e morto per cause naturali proprio nel quarantacinque, quando era stata avanzata l’accusa nei suoi confronti per gravi crimini sotto il regime fascista). 

anche questa incertezza storiografica, su cui nulla si reperisce online, non fa che accrescere il fascino malinconico di questi pochi metri di ciottolato della mia città. 

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