l’ineluttabile resa di davide

comincio sempre più spesso a leggere e a sentire posizioni che invitano il presidente zelens'kyj a cedere le armi “non avendo alcuna possibilità di vittoria” e condannando per questa ragione il suo popolo al massacro. 

queste voci non tengono probabilmente conto che nessun essere umano sano di mente, nemmeno zelens'kyj, abbia mai creduto di “vincere” la guerra contro i russi. quella che gli ucraini stanno mettendo in scena si chiama resistenza e, per definizione, non ha come prerogativa la vittoria, bensì l’opporsi con ogni mezzo al torto subito, vale banalmente a dire: “vendere cara la pelle”. che è esattamente quello che sta succedendo. 

la resa, giunti a questo punto del conflitto, non risulterebbe come un gesto di pietà verso il proprio popolo, ma come una sconfitta che avrebbe reso vano ogni sforzo fin qui compiuto. zelens'kyj sta dando voce con coraggio alla volontà degli ucraini, che non hanno alcuna intenzione di consegnare le armi all’invasore; tutt’altro. 

seguendo invece l’indignazione di chi vorrebbe la resa ucraina di fronte ad un’ineluttabile sconfitta, non avrebbe dovuto insorgere nemmeno il ghetto di varsavia nel quarantatré, né avrebbe dovuto resistere il popolo palestinese dagli anni cinquanta ad oggi, non avendo alcuna chance di opporsi all’esercito israeliano. che dire allora della piccola cuba che respinse gli americani alla baia dei porci, o di quel mandela che si oppose al regime dell’apartheid trascorrendo ventisette inutili anni nel carcere di robben island.

e ancora, per quanto meno nobile, mi sia concessa anche una metafora sportiva: a che scopo giocare la serie a o disputare qualsiasi match contro le squadre stra favorite di ogni lega? ha davvero senso per il crotone scendere in campo contro il milan di ibrahimovic o per qualsiasi squadra della ligue 1 affrontare il psg di messi, neymar e mbappé? 

è davvero questo che stanno suggerendo certi opinionisti e giornalisti in questi tristi giorni? di non perdere inutilmente tempo e risorse e di arrendersi immediatamente di fronte alla prepotenza di un bruto, se questo rappresenta una schiacciante superiorità di mezzi rispetto a noi? che brutto mondo che avete in mente e quanto triste e ingiusta è questa società che vive secondo la legge del più forte, sempre e comunque, nella giungla dei prepotenti e degli infelici, dei tristi sottomessi alla mercé del tiranno; così inappellabilmente sconfitti, senza mai ricevere la possibilità di misurarsi sul campo, di dimostrare ancora una volta che l’arguzia del piccolo davide può sconfiggere la forza bruta del gigante golia. e se poi non succederà, almeno potranno dire di averci provato. e scusate se è poco. e scusate davvero se è poco.


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