è in africa il calcio perduto

mannaggia non l’ho seguita, ma apprendo di essermi perso uno spettacolo incredibile. le cronache dalla coppa d’africa riportano, in ordine sparso, “centrocampisti in porta, inni sbagliati e cantati a cappella, squadre che cambiano le maglie tra un tempo e l’altro, finali fischiati con dieci minuti di anticipo”. 

un calcio che, per l’appunto, è africa: caotica, colorata, genuina.

un calcio autentico come oggi, in italia, va ricercato nelle leghe minori. un’ingenuità smarrita, figlia del solo piacere di correre dietro al pallone o, in alternativa, opportunità di riscatto dalla miseria della propria casa. in entrambi i casi, un gioco che diverte, magari non tecnico, ma efficace, magari non bello, ma felice. 

anche in finale, prima di scendere in campo, i due fuoriclasse non hanno rinunciato ad un abbraccio sincero. sadio mané (senegal) e mo salah (egitto), compagni di squadra nel liverpool e amici fuori dal campo, non hanno resistito ad un gesto fraterno di chi ama quello che fa ed è grato di farlo. 

e infine ha trionfato la sfavorita. c’è qualcosa di più bello?

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