grato a chi, grazie di cosa

la app per la prima volta mi chiede di scrivere qualcosa: mi chiede di scrivere le tre ragioni per le quali essere grato oggi. è un gergo anglosassone ed estremamente legato alla mindfulness, quello che vuole la mia “gratitude”, che con una traduzione ingenerosa e vagamente bigotta si trasforma in “essere grato” o peggio: “rendere grazie”. gli americani più woke ormai ci stanno un po’ in fissa con questa cosa della gratitude e io davvero non posso fare a meno di percepire il termine strettamente in senso cristiano: quel “grazie signore” per i doni, per il cibo, per l’amore, eccetera - ce l’abbiamo nel dna. la declinazione new age ovviamente non guarda però all’altissimo, ma ad un senso più pervasivo della gratitudine, non rivolto a qualcuno o a qualcosa in particolare, ma alla vita in senso lato e forse - se ho ben capito - anche a sé stessi.

il compito della giornata mi risulta dunque particolarmente complesso, non avendo una concezione impersonale della gratitudine (se ringrazio è normalmente per una cortesia che mi è rivolta), né verso dio (nel quale non credo), né verso la vita (che non reputo un dono, potendo i doni per regola venire respinti), né tantomeno verso me stesso, non essendo il tipo che si da le pacche sulla spalla da solo, ma giudicando il bene o il male in armonia con il contesto e non come un oggetto di contemplazione binaria e masturbatoria.

insomma, io oggi non reputo di dover rendere grazie di niente a nessuno, né tantomeno a me stesso: è l’11 agosto e sto ancora lavorando e di tutto il bello che mi accompagna non sono il singolo artefice, ma è frutto di una co-creazione (per dirla con un termine in voga) con altre persone che amo e che, ancora, mi tollerano. del “gracias a la vida” di violeta parra, purtroppo, non so cosa farmene, anche se la canzone è tanto bella e possiede versi di incantevole contemplazione corale del movimento cileno degli anni ‘60: y el canto de ustedes que es el mismo canto / y el canto de todos que es mi propio canto.

ma socialismo a parte, capisco che il quesito puntasse in qualche modo a mettermi in difficoltà. e se questo era l’intento c’è chiaramente riuscito. cerco di eludere la complessità e rispondo tre cose di cui essere grato oggi, dunque: il clima più clemente, l’assenza di traffico, la serenità dei miei genitori.

forse era una risposta così che la app si aspettava. a riprova del fatto che uno dei messaggi che più mi propina in banner è “try not to overthink”. si vabbè, come no. mi sa che ho sbagliato l’approccio.

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