good bye, baby!

è con l’inganno e con l’inganno soltanto che alleviamo la primissima permanenza del piccolo nella vita nuova: illudendolo cioè, di trovarsi ancora nel grembo di mia moglie. in un tourbillion di onomatopee, dondolii, luci soffuse e strati di lana, ci troviamo nella terza settimana di truffa, in cui la sola fonte di tranquillità - per noi, come per lui - è rappresentata proprio da quei momenti in cui mio figlio si dimentica di essere al mondo in forma autonoma da sua madre. e questo dice molto, penso, del trauma della vita, della scossa violenta che rappresenta il parto, proporzionalmente inverso ai sotterfugi che occorrono per allontanarne il ricordo. è oggi nostro compito raggirare il bambino con ogni artificio possibile affinché rimuova, come nel film good bye, lenin!, tutto quanto sia accaduto nell’arco delle ultime tre settimane, e si convinca di essere ancora una volta al sicuro, e al caldo, e nella semioscurità del luogo più contenuto e più protetto che conoscerà mai. e pensare che un giorno non conserverà alcuna memoria né del ventre materno, né dei nostri balletti o dei nostri diversivi, perché la vita - come scriveva hikmet- “peserà più forte sulla bilancia” e noi non potremo che rallegrarci dell’esistenza incontestabile.

parole: 203

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holodomor, 2022