gaggiano, sola andata

per una serie fortuita di circostanze, oggi mi sono ritrovato a gaggiano. o meglio, gaggiano l’avrei dovuta e voluta attraversare per raggiungere di corsa abbiategrasso, scoprendo soltanto lì per lì che l’alzaia del naviglio grande da qui in poi diventa motorizzata e sprovvista di un percorso pedonale. un mezzo delitto, se chiedete a me, rappresentando l’alzaia un insperato percorso particolarmente suggestivo per le mie scampagnate podistiche. per questo a gaggiano mi sono fermato, ho tirato un fiato dopo dodici chilometri di placida corsa e mi sono portato in paese prima e alla sua stazione poi per rincasare.

ad ogni modo, già nel pur breve tratto che collega trezzano e gaggiano, ho avuto l’occasione di rendermi ben conto che l’atmosfera rapidamente da urbana di trasformasse in rurale, con le planate di aironi sulle risaie, le cascine sempre più articolate e tagliate perpendicolarmente da antiche mulattiere. insomma, il parco agricolo meridionale qui comincia a reclamare una propria indipendenza dal satellite cittadino, sforzandosi di sorridere nonostante la tetra secca del naviglio che l’attraversa.

dunque gaggiano. novemila e qualcosa abitanti per un territorio di ventisei chilometri quadrati, soltanto il 20% dei quali consumato, mentre il restante 80% impiegato in attività agricola, conferendo al comune lo status di uno fra i più verdi di tutto l’hinterland. non a caso nel 2014 gaggiano è stato classificato come il ventunesimo borgo più felice d’italia. una felicità che, ecco, non darei proprio per scontata in questa nebbiosa parte della penisola.

ora, per dettagli ulteriori sulle magnifiche ville, gli eleganti palazzi cinquecenteschi e settecenteschi, rimando alla debita pagina enciclopedica; basti qui il mio stupore imbattendomi in un gioiello tanto prezioso lungo una tratta sì suggestiva, ma dalla quale non mi aspettavo grandi sorprese (trovandoci ancora in pericolosa prossimità della tangenziale ovest). epperò questo stesso stupore dice molto dalla mia milanesissima ignoranza e, per certi versi, pigrizia che fin qui mi ha trattenuto dal lanciarmi più spesso alla scoperta di un territorio che troppo frettolosamente ho liquidato come la monotona e umida periferia tutta identica a sé stessa nel suo insieme. ricca di storia è anzi quest’area, nella sua umile semplicità, e bella e - chi l’avrebbe detto - felice; ma felice davvero si direbbe, più felice - è evidente - della costosissima, proibitiva, nevrotica città che gaggiano attrae nella sua orbita.

due euro e trenta è il costo del biglietto per il treno che in un quarto d’ora scarso collega romolo a gaggiano con un totale di quattro fermate. un investimento per la prossima domenica da non trascorrere tassativamente in soggiorno.

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