il fascino discreto dell’algoritmo

prima l’inter, che riconquista lo scudetto ai rossoneri, poi milan, napoli, juventus e quinta l’atalanta. l’algoritmo ci racconta, sulla base di mercato e giocatori, chi vincerà e chi deluderà, chi retrocederà e chi invece si salverà. il calcolo proviene dal centro studi internazionali sullo sport (cies) ed è probabilmente una delle cose più inutili delle quali io abbia mai sentito parlare, ma è notiziabile eccome, utilizzando la parolina magica: “algoritmo”. perché ormai questo strano mostro, questo verme solitario che si insinua nel ventre delle nostre case, dei nostri dispositivi, delle nostre campagne elettorali, delle nostre abitudini di consumo, nella musica che ascoltiamo, nel cibo che mangiamo, nutrendosi di ciò che siamo, di ciò che pensiamo, di ciò che ci interessa, di ciò che ci repelle, questo fantomatico schema di calcolo è diventato la fortuna di giornalisti come di complottisti, di politici come di comunicatori, la cui formidabile bravura è stata quella di svuotare il termine di qualsiasi significato, rendendolo un involucro vuoto, inutile e spaventoso, per vendere giornali, alimentare timori, ingannare boccaloni, spostare consensi.

e così anche una statistica, bella e vana, sull’andamento della serie a appena iniziata, diventa per incanto una notizia, principalmente a disposizione dei media di settore e dei creduloni d’azzardo.

poi il top player si rompe, l’allenatore viene esonerato, lo spogliatoio non funziona, l’intesa non scatta, l’esordiente viene investito dallo spirito santo e si insinua in classifica marcatori, il tifo risolleva gli animi, lo sponsor investe nuovi milioni, insomma accade tutto quello che in una stagione normalmente accade, e l’algoritmo il centro studi salamadonna fa finta di non averlo mai nemmeno pensato.

un campionato prevedibile è un campionato che ha qualcosa che non va; la salute di una premier league si valuta anche sull’inaspettato trionfo del leicester nel 2016, tanto inaspettato e dalle leve inspiegabili, che nessun algoritmo avrebbe mai potuto prevedere jamie vardy, che quell’anno hai voglia a farci una statistica sopra, che quello fino a tre anni prima militava in terza divisione, nel fleetwood town.

gli ultimi tre anni avrebbero ben dovuto insegnarci che è finito il tempo della previsioni (a proposito, si hanno più notizie di paolo fox?) e che dobbiamo rassegnarci ad abbracciare l’inatteso, con fiducia e caparbietà. è la differenza tra chi si affida a un destino già scritto o nel volere di dio, e chi invece crede nella determinazione degli uomini, nell’immensa fragilità della vita e dei suoi incastri. l’algoritmo lasciamolo dunque a cattolici e parrucconi, noi teniamoci stretta questa giornata così incerta, tutta ancora da scrivere, dagli esiti così meravigliosamente aperti.

poi magari lo scudetto lo vince l’inter, sia chiaro. allora l’anno prossimo aspetterò l’esito dell’algoritmo e mi risparmio questi maledetti 39€ al mese di dazn. o vado in pellegrinaggio a medjugorje. o mi metto a dieta. fa lo stesso.

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